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Francia, disoccupazione e riforme tradite dietro il verdetto delle urne

All’indomani della disfatta alle amministrative il governo di François Hollande affronta un altro verdetto: è quello, altrettanto impietoso, dell’economia. “Condannato a cambiare rotta”, titolano i giornali. Ma l’ipotesi di rimpasto difficilmente cancellerà dalla mente dei francesi le promesse tradite sulle riforme, la crescita e, soprattutto, l’inversione della curva della disoccupazione. A febbraio il numero dei senza-lavoro ha toccato un nuovo record negativo e la percentuale avvicina pericolosamente alla soglia del 10%. Le ultime due tegole sono arrivate lunedì dalle statistiche: nel 2013 il disavanzo pubblico è sceso solo al 4,3%, e non al 4,1% come preventivato, mentre il debito è salito oltre le attese. “Non ci sono più grandi riforme del mercato del lavoro all’orizzonte ormai”, commenta Christian Schulz di Berenberg Bank. “Probabilmente non si sta facendo abbastanza per liberare davvero la Francia da quei ceppi che la tengono immobile. Però, non prevediamo neanche che il Paese finisca in recessione o in crisi finanziaria”. François Hollande puntato tutto sul suo “Patto di Responsabilità”: sgravi fiscali alle aziende, coperti con tagli alla spesa per 50 miliardi di euro, in cambio di assunzioni. Ma, dopo le urne, la maggioranza è in subbuglio: i verdi minacciano di non votarlo. Mentre sui conti si staglia l’ombra di Bruxelles. La Francia ha promesso un disavanzo sotto il 3% entro il 2015: esclusi i tagli per il Patto, significa trovare 25 miliardi di euro in due anni.