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Spagna, la crescita c‘è. E Rajoy dà il via alla campagna elettorale

Benvenuti nella nuova Spagna, quella che, dall’uscita dalla recessione a metà 2013, è diventata una delle locomotive trainanti della zona euro. Per il Fondo monetario internazionale la crescita economica sarà il 3,1% quest’anno. Lo stesso risultato messo a segno da Madrid nel secondo trimestre in confronto all’anno precedente. E che, rispetto al periodo gennaio-marzo, si è tradotto in un 1% di espansione del Prodotto interno lordo. “La Spagna sta entrando in un circolo virtuoso: più competitività, più crescita, più lavoro, più reddito e meno tasse. Che, a loro volta, favoriscono la crescita e la competitività”, ha detto il premier Mariano Rajoy dopo l’ultimo consiglio dei ministri prima delle vacanze. Un’occasione per presentare (con due mesi d’anticipo) delle linee guida del bilancio dell’anno prossimo dal sapore decisamente elettorale: aumento dei salari pubblici e delle pensioni e riduzione delle tasse. Riguardo al tasso di disoccupazione (secondo solo a quello della Grecia ma ancora una volta in calo a giugno al 22,5%) il premier ha detto: “Negli ultimi dodici mesi il 56% delle persone uscite dalla disoccupazione in Europa erano spagnoli”. Rajoy ha parlato anche di rischi per la ripresa. In primis le elezioni regionali in Catalogna a settembre, sulle quali soffiano forti i venti autonomistici. E poi le politiche a fine anno, su cui pesa l’incognita dei partiti anti-sistema come “Podemos“. Agli analisti, però, la politica non interessa più di tanto e tra le nubi all’orizzonte preferiscono segnalare l’insostenibilità di una ripresa guidata, per ora, soltanto dai consumi.