Italiani, dove lavorano all'estero

Polonia

Sempre più italiani guardano alla Polonia per cercare lavoro: li attrae il buon rapporto tra salari ( a partire dai 3 mila zloty netti al mese / 700 euro) e costi della vita (bassi), e la speranza di un decollo definitivo dell’economia nazionale. Un Paese che fa gola a grandi player internazionali dell’economia, come Ib, Google, Hp, Credit Suisse che hanno investito ad esempio a Wroclaw. Proprio qui vivono e lavorano 800 italiani; i nostri connazionali in Polonia, non sono meno, complessivamente, di 3.392, senza contare quelli non iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero.

Oman

Solo i più distratti non sanno che l’Oman sta vivendo un clamoroso boom, economico e culturale. Un’evoluzione impetuosa ma qualificata. La presenza italiana non è ampia ma vogliamo credere che crescerà: la fortissima richiesta di infrastrutture e di edilizia residenziale sarà un detonatore potente, per un Paese che investe 8 miliardi di rial in questo settore. Gli italiani che vogliono partire possono fare molto anche nell’ambito della cultura e del restauro del patrimonio archeologico. Sì, un biglietto per Muscat va fatto.

Emirati Arabi

Con un tasso di disoccupazione basso, gli Emirati Arabi fanno gola agli italiani che vogliono emigrare e portare competenze in ambiti occupazionali dove si richiedono ottime qualifiche, dal diritto alla gestione aziendale, alla consulenza immobiliare. Nel settembre 2012 erano circa 7.000 gli italiani presenti negli Emirati e oltre 200 le compagnie nazionali con un ufficio sul suolo arabo: rapporti d’affari e culturali che suggeriscono di certo l’invio di un cv.

Azerbaijan

Che ci fanno gli italiani a Baku ? Un po’ di tutto, dagli architetti, ai parrucchieri, dagli enologi ai supervisor nell’allestimento di department store. E non è difficile capire perché: Baku non è più la città triste degli anni 90, ma una capitale caucasica affascinante, dove girano fiumi di denaro e dove i nuovi ricchi hanno bisogno di tutto, e pagano anche 400 euro una seduta da un parrucchiere di lusso. Lo rivelava lo scorso maggio un reportage del femminile di Repubblica, D.

Australia

Lo sterminato Paese dell’Oceania continua ad attrarre italiani, e scommette anche su di loro. Ma fin dall’università, come rivelano gli oltre 180 accordi di cooperazione in atto tra università italiane e australiane, ottimo volano per futura occupazione nel campo della ricerca e dello sviluppo. Le vie per entrare nel Paese sono diverse: dal working holiday visa , richiesto nel 2012 da 10 mila connazionali, al visto indipendente, ambito dagli over 30 ma più difficile da ottenere. Sono stati 65 mila i visti rilasciati agli italiani dal dipartimento immigrazione nel 2012: con un tasso di disoccupazione inferiore al 6% provarci è lecito.

Turchia

Gli investimenti italiani in Turchia sono saliti nel 2012 a 139 milioni di euro. Le aziende italiane hanno superato quota mille all’inizio del 2013. La Turchia è un mercato forte per gli italiani che vogliono partire e investire in un Paese che è il sesto mercato di sbocco della nostra economia. Insomma, non solo lavoro dipendente ma anche una massiccia presenza di business nel Paese della Mezzaluna. Dati che premiano i nostri connazionali anche nelle sfide dirette con paesi come la Germania: meno aziende, come numero, ma fatturati e investimenti spesso superiori.

Germania

La Germania, complice anche un calo demografico pesante previsto entro il 2025, richiede ogni anno 120 mila lavoratori specializzati dall’estero. E fra questi molti italiani, in particolare ingegnere, tecnici informatici, medici e personali sanitari, e addetti nel settore del turismo. Nel 2012 la presenza di italiani in Germania ha avuto un’impennata del 40% , grazie a un incremento delle richieste.

America Latina

All’America Latina l’Italia deve guardare per nuove sfide strategiche, sui temi economici, ma non solo. Con 19 ambasciate, 18 consolati, 11 istituti italiani di cultura e circa 20mila iscritti ai corsi di lingua italiana, 30 lettorati di italiano, 24 accordi culturali scientifici e tecnologici, 1.734 accordi di cooperazione interuniversitaria,95 scuole italiane con 11.500 alunni e approssimando per difetto, 2.800 imprese italiane impegnate nell'area, i motivi per emigrare sono più che fondati.