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Austerità vs crescita, gli economisti sbagliano i conti

Austerità vs crescita, gli economisti sbagliano i conti

E' una guerra a colpi di percentuali quella che si stanno facendo ormai da mesi 3 economisti: da una parte, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due tra i più illuminati economisti di Harvard; dall'altra, il premio Nobel Paul Krugman. L'oggetto della contesa? Le politiche di austerità, scientificamente calcolate e provate dai due esperti, sicuri - dati alla mano - che un debito troppo elevato, ad esempio del 90% del Pil, è un ostacolo insormontabile per la crescita di un Paese e che quindi ridurlo con tasse e tagli è l'unica soluzione necessaria per rilanciare la crescita.

Una tesi che è stata negli ultimi anni accettata come un dogma di fede dai big dell'economia mondiale, applicandola in quei Paesi, come la Grecia, in pericolo di recessione. Fino a qualche mese fa, quando a uno studente di dottorato, Thomas Herndon, gli viene affidata come tesi il compito di provare a "riformulare", con gli stessi dati, i calcoli di questa prestigiosa ricerca. Scoprendo che i dati di Rogoff e Reinhart erano completamente sbagliati, per "colpa" di un problema del software Excel che ha escluso alcuni dati di Paesi e alcuni anni che avrebbero cambiato il risultato. Un vero e proprio shock per il mondo dell'economia, uno scandalo da contrattaccare immediatamente, secondo Paul Krugman, soprattutto perchè quella ricerca "ebbe un ruolo cruciale nella svolta delle politiche economiche, con l’abbandono delle manovre anti- recessive sostituite prontamente con politiche di austerity".

Due colonnine mal allineate da un programma hanno provocato anni di manovre lacrime e sangue in Europa e nel mondo. Ma il problema è ben più complesso, la sfida infatti riguarda se continuare a perseguire le manovre di austerità oppure decidere di incentivare la crescita economica dei Paesi. Una contesa che da giorni continua tra i tre economisti sulle prime pagine dei principali quotidiani statunitensi: mentre Rogoff e Reinhart si difendono dagli attacchi "incivili" e "intollerabili" di  Krugman, quest'ultimo a sua volta risponde dal New York Times accusando i due economisti di aver manipolato i loro dati e di aver fuorviato il pubblico sulle conseguenze di un forte debito.  "C'è molta differenza - scrive il premio Nobel - fra l'affermazione secondo cui 'Nazioni con un debito superiore al 90% del Pil hanno una crescita minore rispetto ad altri Paesi con un debito al di sotto del 90% del GDP' e la dichiarazione 'La crescita cade drasticamente quando il debito eccede il 90% del Pil'. La prima affermazione è vera, la seconda non lo è. E R&R hanno in continuazione giocato in modo ambiguo su questa distinzione".

In questo botta e risposta, resta una certezza e una perplessità. La prima è che, semplicemente andando a vedere le situazioni economiche attuali dei Paesi in crisi, le misure di austerità non hanno debellato gli squilibri fiscali come previsto. La perplessità, invece, ce la riporta, come sempre in questo Paese, un comico, Maurizio Crozza, nell'ultima puntata della stagione di "Crozza nel Paese delle Meraviglie". Commentando i fatti successi Oltreoceano, la domanda viene spontanea: "Possibile non se ne è accorto nessuno! Tutti i grandi economisti del mondo non se ne sono accorti! [ ...] Io mi chiedo: di chi ci possiamo fidare?".
Guarda il video dell'intervento:


Guarda la puntata integrale sul sito di "Crozza nel Paese delle Meraviglie" su www.la7.it/crozza/