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Politici, boss e preti nell'archivio del commercialista

Montecitorio, Vaticano, Equitalia: una lista di nomi fa tremare le istituzioni (Getty)

Imprenditori, boss e prelati. Tutti nella lista top secret nel computer di Paolo Oliverio, commercialista di fiducia di esponenti delle istituzioni e uomini d’affari, arrestato a inizio novembre. “Se l’aprite viene giù l’Italia”, aveva detto agli inquirenti nel momento del sequestro. Legami con alti prelati, funzionari dell’intelligence, militari della Guardia di Finanza, imprenditori e politici. Oliverio è accusato di aver pilotato nomine per conto dell’ordine religioso dei Camilliani, ma anche di riciclare soldi della ‘ndrangheta. Un potere così grande, tanto da influire sull’attività di Equitalia.

Nell’archivio segreto delle frequentazioni del commercialista - si legge sul Corriere della Sera - compaiono Paolo Berlusconi, Claudio Lotito, ma anche Marco Squatriti, l’avvocato di affari ex marito di Afef Jnifen, tuttora latitante per una bancarotta da oltre 90 milioni di euro. Con loro, secondo l’accusa, Oliverio avrebbe concluso operazioni finanziarie da milioni di euro. Un meccanismo collaudato, sul quale dovranno fare chiarezza i magistrati, che veniva usato anche nei rapporti con Lorenzo Borgogni, ex manager di Finmeccanica, con cui il commercialista ha condotto operazioni finanziarie mirate a pilotare appalti gestiti dalle imprese del gruppo.

Le accuse sono gravi
. I magistrati ritengono che Oliverio sia responsabile di “un forte condizionamento della Pubblica amministrazione attraverso ricatti, attività di dossieraggio e finanziamento illecito della politica, grazie alla partecipazione nelle attività criminali dell’organizzazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese della banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge massoniche coperte oltre ad autorevoli prelati”. Dagli atti processuali, inoltre, emerge anche il rapporto con il parlamentare del Nuovo centrodestra, Alessandro Pagano, e quello con l’ex senatore PdL, Sergio De Gregorio, coinvolto nel processo per la compravendita di parlamentari assieme all’ex premier Silvio Berlusconi.

Gli inquirenti scendono anche nei dettagli, indicando come collegamento tra i due Giuseppe Joppolo che aveva in carico i rapporti tra De Gregorio e le forze armate e proprio per questo motivo sarebbe entrato in contatto con Oliverio. Legami forti anche in Vaticano. Il professionista si occupava della gestione degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia per conto dei Camilliani. Aveva largo potere decisionale dal momento che trattava le commesse e sarebbe riuscito a traferire all’estero, soprattutto in Romania, fondi che venivano poi prelevati. “Il meccanismo prevedeva l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia – accusa la Guardia di Finanza – compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all’estero e ottenere in Italia la consegna di contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione”.

Una rete così sviluppata e ben radicata di interessi e conoscenze da coinvolgere anche i servizi segreti. Paolo Oliverio “aveva a disposizione un sistema di software per le intercettazioni illegali”, ha svelato il gip che gli ha negato la scarcerazione. Rapporti anche con referenti delle Fiamme Gialle così importanti da essere in grado di scegliere quali imprenditori avrebbero dovuto subire una verifica fiscale. Un controllo, quello di Oliverio, che arrivava fino a incidere sull’attività degli ispettori di Equitalia. In che modo e fino a che punto, lo stabilirà l’inchiesta.