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Lasciare tutto per girare il mondo. La storia di Carlo Taglia

Ha abbandonato il lavoro a 26 anni: "Stavo sprecando gli anni più belli della mia vita, avrei potuto dedicarli alla migliore esperienza umana: il viaggio"

“Viaggiare ti riconcilia con il mondo”, dice spesso una mia amica. Ma ci sono viaggi e viaggi. Quelli che durano una manciata di giorni e ti portano in una dimensione così diversa dalla tua che quando torni ti senti comunque meglio e quelli che durano mesi, anche anni, e che ti portano in posti che neanche immaginavi e soprattutto lontano da quella realtà preconfezionata che a volte ci cuciamo addosso.

Come è successo a Carlo Taglia, anni 26, torinese, che nell’ottobre del 2011 ha abbandonato la sua vita per ricostruirsene un’altra… sempre in movimento. E se pensate che per viaggiare bisogna per forza avere tanto denaro e che la sua esperienza non c’entri niente con la filosofia del low cost, basta leggere la sua storia per ricredersi. Contattarlo, mentre “girovaga” per il mondo per me non è molto facile: non si connette a Internet di continuo, passa anche alcuni giorni lontano dalla tecnologia per poi immergersi nuovamente nel mondo della Rete e raccontare la sua esperienza sul blog Girovagando il mondo e sulla sua pagina Facebook. Nei suoi 322 giorni di viaggio ha finora visto Nepal, India, Sri Lanka, Malaysia, Thailand, Laos, Cambodia, Vietnam, China, South Korea, Colombia, Ecuador, Perù dove si trova quando ci sentiamo per questa intervista.

Carlo, lavoravi da anni a Torino in una società che produce impianti fotovoltaici. Cosa ti ha spinto a mollare tutto? E perché lasciare la sicurezza di un lavoro per un viaggio intorno al mondo?
Prima di fermarmi a Torino a lavorare vari anni in ufficio avevo viaggiato e lavorato in 3 continenti diversi per 3 anni. Ho provato a fermarmi, a vivere quella vita schematica creata dalla nostra società, ma mi sono solo reso conto che stavo sprecando gli anni migliori della mia vita quando invece avrei potuti a dedicarli alla migliore esperienza umana: il viaggio”.

A cosa non è stato facile rinunciare? Cosa ti manca della tua vita precedente? E cosa davvero non sopportavi?

"L’unica cosa a cui non è stato facile rinunciare è vedere le mie nipotine crescere. Loro mi mancano tantissimo e a volte mancano gli amici o la famiglia, ma in questo momento ho raggiunto uno stato mentale straordinario e non sono mai stato così felice e sereno. Non sopportavo la routine, ogni settimana che passavo chiuso nello stesso ufficio per 10 ore al giorno, così come non sopportavo le poche occasioni di incontrare stranieri nella mia città che mi potessero raccontare qualcosa di diverso dalla mia cultura. In definitiva, mi era venuta a noia la mentalità materialista e consumista della mia società".

"Viaggiare riconcilia con il mondo". Per te è così? E in che senso?

"Sì, perché ora più che un cittadino italiano mi sento un cittadino del mondo. Ho legato con popolazioni di diverse culture che spesso mi hanno fatto sentire a casa più di quanto mi possa sentire nella mia città natale. L’umanità delle persone è la cosa che in un viaggio riconcilia più di ogni altra".

Da quando hai preso la decisione fino a quando hai iniziato il viaggio quanto tempo è passato?
"L’idea era nelle mente da tempo, ma la decisione vera e propria l’ho presa nel momento in cui ho presentato le mie dimissioni. Sono partito quaranta giorni dopo con un biglietto di sola andata per Kathmandu, da lì in poi tante idee ma un solo grande obiettivo: il giro del mondo via terra e via mare partendo senza nessun visto".

Adesso dove ti trovi? Cosa ti colpisce in particolare in questo momento?

"Adesso sono a Cuzco, in Perù. E' una città straordinaria, la storica capitale Inca che trasmette un fascino mistico particolare. La storia, le tradizioni e l’atmosfera rendono questa città magica".

Viaggi senza visti e non prendi aerei: perché? E come fai a spostarti?

"Giusto per rendere il viaggio un po’ più avventuroso e più autentico ho deciso di intraprenderlo senza aerei e partendo senza nessun visto. I visti li richiedo alle ambasciate o alle frontiere: dipende dalla complessità. Utilizzo mezzi di fortuna tra cui pullman, treni, camion, barche, traghetti o mercantili".

Qualcuno potrebbe obiettare che non è così facile viaggiare in questo modo e che qualche soldo comunque dovevi averlo messo da parte… Come gestisci la situazione economica?
"Con dei soldi messi da parte in tre anni di lavoro d'ufficio e una buona liquidazione. Ora guadagno scrivendo articoli sulla situazione ecosostenibile dei Paesi che attraverso su Greenews e sono riuscito a trovare una via differente attraverso cui proseguire la mia esperienza nel fotovoltaico, utilizzando dei programmi su Internet che me lo consentono. Ma soprattutto viaggio in maniera decisamente economica dormendo nelle sistemazioni più spartane, sui pullman e nelle stazioni. Mangiando nei ristoranti locali o nei chioschi a bordo strada. Muovendomi con i pullman sgangherati ed economici o soluzioni di fortuna".
 
Viaggiare per te è...

"Spogliarmi delle mie abitudini, adottando quelle locali, lasciandomi trasportare dagli eventi e dalla gente".

Qual è la tua meta?
"La mia meta non la conosco, so solo che sono sulla strada giusta perché mi sento l’essere più fortunato di questo pianeta".

Da questo viaggio dovrebbe nascere un libro. Cosa ti dice la gente quando ti scrive sul blog o ti contatta su Facebook?
"Sì, il libro sarebbe il coronamento di questa favola e spero con esso di ispirare altri ragazzi a fare una scelta simile. La migliore della mia vita. Sono estremamente grato a tutta la gente che mi segue e mi scrive messaggi di apprezzamento su tutto ciò che sto realizzando. Molti sono attratti dal viaggio ma non trovano il coraggio o la situazione adatta per farlo. Spero che a forza di racconti e foto trovino quella determinazione giusta per riuscire a partire".