Perchè é così difficile tagliare la spesa pubblica?
Ci risiamo. Il premier Matteo Renzi ha fatto sapere che intende disinnescare le bombe in arrivo nel 2016 (aumento di Iva e accise per 16 miliardi di euro) senza alzare le tasse, ma limitandosi a tagliare la spesa pubblica improduttiva. Prima di lui misure simili sono state annunciate da tutti i presidenti del Consiglio negli ultimi 20 anni, anche se con risultati di gran lunga inferiori alle attese. Proviamo a capire perché e se questa volta ci sono le condizioni per centrare l'obiettivo.
Una torta da 800 miliardi
Negli ultimi anni la spesa pubblica si è sempre aggirata intorno agli 800 miliardi di euro. In sostanza la metà (anche qualcosina in più in questi anni di recessione) del Pil italiano - cioè della ricchezza prodotta nella Penisola - viene assorbita dal settore statale e dalle sue diramazioni territoriali.
Circa 200 miliardi all'anno vengono assorbiti per il pagamento delle pensioni e oltre 160 miliardi per le retribuzioni dei dipendenti pubblici. Somme che sono rimaste sostanzialmente immutate negli ultimi anni, nonostante le politiche di austherity, a dimostrazione di quanto sia difficile tagliare su
questi versanti.
Focus su consumi e spesa per interessi
Quindi vi sono i consumi intermedi, cioè tutto quanto è necessario per far funzionare la macchina pubblica: si tratta di 90 miliardi di euro all'anno, sui quali si è concentrata l'attenzione dei governi in carica negli ultimi anni. Tra centralizzazione degli acquisti e monitoraggio sui consumi (a cominciare dal taglio delle auto blu) si è racimolato qualcosa, ma non abbastanza per ottenere risultati significativi.
Un'altra voce che drena risorse è quella relativa agli interessi: l'Italia ha un debito pubbico che supera i 2mila miliardi di euro, che ogni anno comporta una spesa tra gli 80 e i 90 miliardi di euro. Con i tassi ai minimi, grazie all'azione della Bce, quest'anno è atteso un risparmio importante, ma con l'avvertenza che si tratta di un fenomeno temporaneo.
Gli ostacoli ai tagli
La verità è che tagliare è maledettamente difficile. Ridurre gli stanziamenti per la sanità, tagliando gli ospedali, significa esporsi a proteste di piazza e risposte negative alle urne. E lo stesso vale per i tagli agli incentivi (vedasi il blocco delle strade imposto in passato dai camionisti).
Così finora si è preferito percorrere soprattutto la strada dei tagli lineari: ciascun ministero si è visto ridurre progressivamente la dotazione, senza andare per il sottole tra enti spreconi e non. Con il risultato che la torta si è ristretta di poco, ma gli sprechi sono rimasti.