Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    33.629,21
    -107,19 (-0,32%)
     
  • Dow Jones

    38.675,68
    +450,02 (+1,18%)
     
  • Nasdaq

    16.156,33
    +315,37 (+1,99%)
     
  • Nikkei 225

    38.236,07
    -37,98 (-0,10%)
     
  • Petrolio

    77,99
    -0,96 (-1,22%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.190,26
    +2.006,56 (+3,51%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.359,39
    +82,41 (+6,45%)
     
  • Oro

    2.310,10
    +0,50 (+0,02%)
     
  • EUR/USD

    1,0765
    +0,0038 (+0,36%)
     
  • S&P 500

    5.127,79
    +63,59 (+1,26%)
     
  • HANG SENG

    18.475,92
    +268,79 (+1,48%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.921,48
    +30,87 (+0,63%)
     
  • EUR/GBP

    0,8577
    +0,0023 (+0,27%)
     
  • EUR/CHF

    0,9735
    -0,0024 (-0,25%)
     
  • EUR/CAD

    1,4726
    +0,0064 (+0,44%)
     

Perchè é così difficile tagliare la spesa pubblica?

Perchè é così difficile tagliare la spesa pubblica?

Ci risiamo. Il premier Matteo Renzi ha fatto sapere che intende disinnescare  le bombe in arrivo nel 2016 (aumento di Iva e accise per 16 miliardi di euro)  senza alzare le tasse, ma limitandosi a tagliare la spesa pubblica improduttiva. Prima di lui misure simili sono state annunciate da tutti i presidenti del Consiglio negli ultimi 20 anni, anche se con risultati di gran lunga inferiori alle attese. Proviamo a capire perché e se questa volta ci sono le condizioni per centrare l'obiettivo.

Una torta da 800 miliardi
Negli ultimi anni la spesa pubblica si è sempre aggirata intorno agli 800 miliardi di euro. In sostanza la metà (anche qualcosina in più in questi anni di recessione) del Pil italiano - cioè della ricchezza prodotta nella Penisola - viene assorbita dal settore statale e dalle sue diramazioni territoriali.
Circa 200 miliardi all'anno vengono assorbiti per il pagamento delle pensioni e oltre 160 miliardi per le retribuzioni dei dipendenti pubblici. Somme che sono rimaste sostanzialmente immutate negli ultimi anni, nonostante le politiche di austherity, a dimostrazione di quanto sia difficile tagliare su
questi versanti.

Focus su consumi e spesa per interessi
Quindi vi sono i consumi intermedi, cioè tutto quanto è necessario per far funzionare la macchina pubblica: si tratta di 90 miliardi di euro all'anno, sui quali si è concentrata l'attenzione dei governi in carica negli ultimi anni. Tra centralizzazione degli acquisti e monitoraggio sui consumi (a cominciare dal taglio delle auto blu) si è racimolato qualcosa, ma non abbastanza per ottenere risultati significativi.
Un'altra voce che drena risorse è quella relativa agli interessi: l'Italia ha un debito pubbico che supera i 2mila miliardi di euro, che ogni anno comporta una spesa tra gli 80 e i 90 miliardi di euro. Con i tassi ai minimi, grazie all'azione della Bce, quest'anno è atteso un risparmio importante, ma con l'avvertenza che si tratta di un fenomeno temporaneo.

Gli ostacoli ai tagli
La verità è che tagliare è maledettamente difficile. Ridurre gli stanziamenti per la sanità, tagliando gli ospedali, significa esporsi a proteste di piazza e risposte negative alle urne. E lo stesso vale per i tagli agli incentivi (vedasi il blocco delle strade imposto in passato dai camionisti).
Così finora si è preferito percorrere soprattutto la strada dei tagli lineari: ciascun ministero si è visto ridurre progressivamente la dotazione, senza andare per il sottole tra enti spreconi e non. Con il risultato che la torta si è ristretta di poco, ma gli sprechi sono rimasti.