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I mercati finanziari meglio degli exit poll

Più dei sondaggi e degli exit poll, sono stati i mercati finanziari ad azzeccare le previsioni sulle elezioni europee. Infatti, nel pomeriggio di venerdì Piazza Affari ha registrato un’improvvisa accelerazione, fino a chiudere in rialzo dell’1,83%, in una giornata povera di indicazioni sul fronte macroeconomico. Un trend che alcuni analisti avevano letto come l’attesa di un voto elettorale all’insegna della stabilità per il nostro Paese, ma che non aveva avuto grande seguito tra gli addetti ai lavori a fronte di sondaggi che, al contrario, indicavano una forte frammentazione dell’elettorato. A conti fatti, il mercato aveva visto giusto e anche la nuova settimana ha preso il via all’insegna dei rialzi, con il listino milanese in rialzo tra il 2,5 e il 3% nella prima ora di scambi.

Riforme alla prova

“Consideriamo i risultati elettorali in Italia positivi con una indicazione chiara al governo per proseguire sulla via delle riforme e per chiedere cambiamenti in Europa a supporto di un maggiore peso alle politiche di sviluppo economico a dispetto dell'austerità”, scrivono da Websim. “Ci aspettiamo un riscontro positivo da parte dei mercati alle indicazioni elettorali in Italia”.

La convinzione diffusa, confermata anche dal calo dello spread tra BTp e Bund decennali, è che il Governo ora abbia una forza tale da poter condurre in porto le principali riforme che possono incidere sulla ripresa economica, dal mercato del lavoro alla giustizia, passando per le liberalizzazione e una riforma elettorale che garantisca stabilità. Un’iniezione di fiducia, che però è – come sempre per i mercati – a tempo. Si è già visto in passato che i grandi investitori sono in grado di muovere decine di miliardi di euro rapidamente, agendo sulle aspettative, ma sono altrettanto rapidi a togliere la fiducia se non vedono concretizzarsi le aspettative. Un impegno al quale il Governo e la maggioranza parlamentare non potranno sottrarsi.

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Ora la palla passa a Draghi

Quello che verrà deciso sul piano nazionale inciderà, comunque, in maniera limitata. L’attenzione ora si sposta tutta sulle decisioni che prenderà la Bce nell’incontro del 5 giugno prossimo. Oggi il presidente Mario Draghi parlerà a un convegno in Portogallo e si potrebbe ricavare qualche indicazione in merito. La sensazione è che l’istituto di Francoforte sia orientato a mettere in campo misure straordinarie per evitare che l’Europa finisca nella spirale della deflazione. E’ probabile un nuovo taglio dei tassi ufficiali (già oggi al minimo storico dello 0,50%), accompagnato da nuovi prestiti a tasso agevolato per le banche, ma questa volta condizionati al fatto che gli istituti usino i soldi per riaprire i rubinetti del credito a imprese e famiglie. Anche in questo caso, l’aspettativa è alta, così come il rischio di deludere le attese.