Hai tatuaggi? Ecco a quali lavori potresti dover rinunciare

Il tattoo influenza più della laurea

Le capacità professionali e gli anni di studio alle spalle contano meno del tatuaggio. Dalla ricerca, fatta su un gruppo di manager inglesi incaricati di selezionare personale alberghiero, universitario e impiegati di banca, emerge anche dell’altro: sono le donne tatuate le più penalizzate durante i colloqui di lavoro. E mentre la laurea non incide granché sulla scelta, la presenza di un disegno o di una scritta influenzano in modo forte la decisione. Soprattutto se sono visibili, e vengono notati, durante il colloquio.

La preoccupazione principale è l’effetto che il tatoo può sortire sul cliente. “Gli intervistati - ha rivelato la ricerca - hanno espresso il timore che i lavoratori con tatuaggi visibili possano essere percepiti dai clienti come sgradevoli e disordinati” condizionando così il loro giudizio sul servizio offerto. Questo, nonostante, come rivela un’inchiesta dei dermatologi inglesi, un londinese su cinque sia tatuato.

Polizia di Stato, l’idoneità dipende dal tattoo

Sono sempre di più le persone che hanno deciso di farsi un segno di riconoscimento permanente, o che già ce l’hanno. E’ per questo che molte istituzioni hanno tentato di regolamentare i requisiti per la partecipazione ai concorsi statali. In particolare, per le forze dell’ordine, il decreto del ministero dell’Interno 198/2003 poneva un limite a chi aveva “tatuaggi sulle parti del corpo non coperte dall'uniforme o quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme”. La norma, però, è stata bypassata da molte sentenze che hanno dato ragione ai candidati che si erano opposti all’esclusione.

Carabinieri: operazione decoro

Chi ambisce ad entrare nell’Arma, se ha un tatuaggio ha poche possibilità. Eclatante il caso di un giovane che è ricorso al Tar contro l’esclusione dal concorso per allievi carabinieri. Ricorso respinto: non potrà diventare carabiniere per colpa di un piccolissimo cavalluccio marino tatuato tra piede e caviglia. Nonostante non fosse visibile con l’uniforme, i giudici hanno accolto le osservazioni dell’Amministrazione che evidenziava la non idoneità se in futuro, ipoteticamente, il candidato dovesse essere impiegato in spiaggia per un servizio in costume da bagno.

Indossatrici, l’eccesso non va di moda

Lo stesso principio, ovvero la preferenza di corpi “al naturale”, vale anche per altri impieghi. Nel campo della moda capita spesso che venga preferita una donna senza tatuaggi, o con disegni poco visibili, rispetto a chi ne ha molti, magari di grandi dimensioni. E’ bene ricordare che l’intento degli stilisti è quello di mostrare i propri abiti, non di spostare l’attenzione sul tatuaggio “ingombrante” dell’indossatrice a discapito della creazione che indossa.

Sanità, i privati possono “bocciare” chi ha tattoo

Non ci sono norme che prevedano l’esclusione di infermieri, medici o assistenti socio sanitari tatuati nelle strutture pubbliche. Ma il rischio per chi si spera di lavorare in un’azienda privata resta. Vista la natura della società, infatti, la scelta sarà a discrezione dell’addetto alla selezione del personale che, in alcuni casi, può tenere conto della presenza di tatuaggi. Tra l’infermiere esperto senza disegni permanenti sul corpo e quello coperto da tattoo è molto probabile venga preferito il primo.

Il tatuaggio “deturpa”? I giudici dicono no

Le regole per l’idoneità per alcune professioni contemplano l’assenza di disegni o scritte “deturpanti” sulla pelle. Ed è stata proprio la parola “deturpanti” a finire al centro di varie sentenze che hanno portato alla riammissione degli esclusi dai concorsi statali. Il motivo? L’assenza di una “disciplina specifica e puntuale atta a chiarire in cosa consista il decisivo carattere deturpante”. Parola del Consiglio di Stato che, nel corso degli anni, ha tenuto una linea piuttosto chiara e ha riammesso molti candidati, in particolare tra le fila dei Vigili del fuoco.

Polizia locale, il gusto estetico ha poco spazio

Chi ha un tattoo ha una chance in meno di entrare a far parte della polizia locale?. Se da una parte la giurisprudenza sembra orientata a sfatare questo timore, dall’altra il Regolamento del Corpo, nell’ambito dell’autonomia regolamentare degli enti locali, parla chiaro. I limiti ci sono eccome. Spesso, per la polizia locale, vengono seguite le indicazioni valide per gli altri corpi di polizia con il divieto di tatuaggi eccessivamente visibili e di piercing. In quest’ultimo, la ragione è un’altra: gli orecchini, sul posto di lavoro, potrebbero impigliarsi e provocare ferite.

Esercito, aeronautica e marina: l’immagine è vincolante

L’Esercito, in fatto di tatuaggi e piercing, è il più rigido. Esplicativa, a questo proposito, la direttiva diramata lo scorso anno per “prevenire e contenere situazioni che possano incidere sul decoro dell'uniforme” stessa. Le regole sono durissime: chi ha disegni rischia l’esclusione dal concorso, chi è già arruolato deve “firmare una dichiarazione”. Anche perché potrebbero, secondo i vertici, “ingenerare un senso di diffidenza/discredito da parte di appartenenti ad altri Paesi che per motivazioni religiose o culturali disapprovino la pratica dei tatuaggi”.

Hostess e steward, con Ryanair niente tattoo

Sono molti i requisiti chiesti dalla compagnia low cost Ryanair per chi ambisce a un posto da hostess o steward. Tra questi l’assenza “di tatuaggio che sia visibile, collo, braccia e gambe intatte”. Il motivo è puramente estetico e, come in tutti gli altri casi, le capacità professionali non c’entrano. Tant’è che per alcuni datori di lavoro, se un candidato ha un’ottima conoscenza delle lingue, ha una vista da aquila ed esperienza da vendere, se ha un tatuaggio il risultato è già scritto: verrà escluso.

Guardia di Finanza, stop agli “eccentrici”

Il tatuaggio “eccentrico e visibile” è incompatibile anche per gli aspiranti finanzieri. L’accesso è regolamentato dall’articolo 3, comma 4, del Decreto Ministeriale 17 maggio 2000 che vieta i tattoo. Da segnalare però una sentenza (30 settembre 2010) sulla base di un ricorso fatto proprio da un aspirante finanziere, che segna un altro punto a favore degli amanti del tattoo. Secondo il Tar del Lazio è “onere per l’amministrazione di specificare, con adeguata motivazione, le ragioni in base alle quali la presenza di un tatuaggio possa assurgere a causa di non idoneità all’arruolamento, avuto riguardo ai precisi parametri di valutazione indicati nella normativa di riferimento”.

Polizia penitenziaria, le regole

Il tattoo è stato un limite non da poco per gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Tra le esclusioni più significative dal concorso per allievo agente c’è quella di un candidato con una “stella di colore rosso, giallo e blu sotto il ginocchio di pochi centimetri di dimensione”. Anche un “simbolo floreale sul polso, di cm. 6x3” è stato sufficiente per essere tagliato fuori. E non per le dimensioni, ma per la collocazione del disegno in una parte del corpo visibile con la divisa.