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Accedere all'account Facebook del coniuge è reato: lo dice la Cassazione

Il logo di Facebook su cellulare e su computer portatile (Photo by Jaap Arriens/NurPhoto/Getty Images)
Il logo di Facebook su cellulare e su computer portatile (Photo by Jaap Arriens/NurPhoto/Getty Images)

Se hai la pessima abitudine di sbirciare nell’account Facebook del coniuge, sappi che puoi essere denunciato: secondo la Corte di Cassazione è infatti un reato punibile per legge.

Ebbene sì, entrare nella bacheca del celebre social media – ultimamente soppiantato da Instagram quanto a rilevanza pubblicitaria, e sotto processo per via delle clamorose fughe di dati personali – è un reato senza l’esplicita autorizzazione di un’altra persona, compreso appunto il coniuge.

Il tema della privacy e della sicurezza dei dati entra prepotentemente in questa decisione della Cassazione. Il reato di cui parla può avvenire anche se le credenziali per l’accesso a Facebook sono state fornite spontaneamente: a essere rilevante per i giudici è l’ingresso senza esplicita autorizzazione. Per cui se una persona chiede di entrare in un altro account e gli viene data autorizzazione a farlo, allora non c’è nulla di illegale. Ma se il giorno dopo, a totale insaputa dell’altro, si rientra nell’account per curiosare, allora è una chiara e netta invasione dello spazio privato.

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Anche in una situazione come quella coniugale, vale la stessa regola. Infatti la sentenza della Cassazione, che è arrivata dalla Quinta sezione penale, si è espressa sul ricorso di un marito che nei primi due gradi di giudizio era stato condannato per essere entrato in modo abusivo nell’account della ormai ex-moglie. La storia arriva dalla Sicilia ed è legata alla gelosia.

L’uomo aveva ottenuto gli accessi a Facebook in un momento lontano rispetto al divorzio, quando c’era serenità all’interno della coppia. I motivi di tale richiesta si sono però rivelati nei momenti difficili: infatti a seguito del sospetto di una relazione extraconiugale, l’uomo aveva letto le conversazioni private della moglie e aveva fatto il cosiddetto ‘screenshot’ di alcuni passaggi, finendo poi per cambiare anche la password in modo che la donna non potesse più accedere.

In sede processuale, l’uomo ha presentato queste prove ‘fotografiche’ e si è sostanzialmente condannato da solo: i giudici infatti hanno rilevato che per ottenere quelle immagini l’uomo aveva invaso lo spazio online della moglie. Il reato è quello di accesso abusivo a sistema informatico.

Le coppie affiatate sono avvisate: se a un certo punto le cose non girano più, e si finisce per divorziare, cambiare password dell’account Facebook eventualmente dato al coniuge è la cosa migliore da fare.

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