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Assoluzione S&P, giudici: no manipolazione ma reticenze e pregiudizio su Italia

BARI/MILANO (Reuters) - I giudici del Tribunale di Trani sostengono che con il downgrade sull'Italia del gennaio 2012 Standard and Poor's non abbia manipolato il mercato ma che "la reticenza di alcuni testi" abbia impedito di dimostrare "intrecci tra azionisti, manager, analisti, dirigenti del Tesoro, banche di affari e agenzie di rating". Lo riferisce una fonte legale, citando quanto scritto dai giudici nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con cui lo scorso 30 marzo il Tribunale di Trani ha assolto tutti gli imputati con formula piena. Tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito. Inoltre, per i giudici "c'è il sospetto che tutti gli interventi di S&P nei confronti dell'Italia" siano stati "connotati da sicuro pregiudizio" riferisce ancora la fonte, facendo riferimento al provvedimento di oltre 300 pagine. Secondo i giudici, inoltre, il pregiudizio verso l'Italia si evince dalle testimonianze durante il processo "degli esponenti di Consob e Tesoro". Le analisi negative dell'agenzia sono state emesse "in un arco temporale ristretto, con valutazioni diverse da quelle delle altre agenzie di rating e, peraltro, dopo essere stato risolto il rapporto contrattuale di S&P con l'Italia". Nel processo -- che vedeva imputati cinque tra manager ed ex di S&P nonché la stessa agenzia per la violazione della legge 231 -- l'ipotesi di reato era manipolazione del mercato. Secondo l'accusa, S&P avrebbe diffuso "intenzionalmente" ai mercati finanziari nel 2011 e nel 2012 quattro report "contenenti un'informazione tendenziosa e distorta sull'affidabilità creditizia" italiana. Il processo a S&P è giunto a sentenza la scorsa primavera assieme a quello 'gemello' su Fitch. Anche in questo caso l'accusa era di manipolazione del mercato e anche in questo caso l'unico imputato David Riley ha sempre respinto ogni addebito. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia