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Banche, Abi: lentezza giustizia civile spiega 50% boom deteriorati

Utenti usano gli sportelli automatici di una banca a Milano. REUTERS/Stefano Rellandini (Reuters)

ROMA (Reuters) - La lentezza e l’inefficienza della giustizia civile spiegano circa la metà dell’incremento dei crediti deteriorati rispetto all’andamento degli impieghi delle banche italiane. La simulazione, su dati tra il 2007 e il 2014, è stata presentata dall’Abi nel corso di un incontro a Ravenna nel fine settimana in cui sono stati messi in evidenza i fattori che frenano la crescita italiana, ancora in forte ritardo rispetto alla media degli altri Paesi. “Se l’Italia non avesse avuto l’impatto dello spread, se fosse cresciuta come la media europea e avesse avuto un funzionamento della giustizia civile in linea con la media Ue il rapporto tra crediti deteriorati e impieghi sarebbe al 7,6% allineato a livelli europei” rispetto al 18,4% attuale, ha detto Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi, che ha illustrato questa analisi. Utilizzando un modello econometrico è stato calcolato che per le banche italiane i tre fattori sono responsabili per quasi 12 dei 15 punti percentuali di incremento tra il 2007 e il 2014 dell’Npls ratio, si legge in una delle slide presentate. Si tratta dell’80% del totale contro il 54% registrato nel complesso delle banche di un campione europeo. “Spacchettando la riduzione di 12 punti percentuali, circa il 50% è imputabile ai tempi lunghi della giustizia civile”, ha detto Torriero. “Gli interventi fatti finora sono certamente significativi”, ha detto Torriero ricordando che Banca d’Italia ha stimato le misure prese dal governo di agosto 2015 e del 2016, in una riduzione possibile di due anni dei tempi di recupero di garanzie sui crediti. “Ma si tratta di norme che intervengono sulle nuove posizioni. Per smaltire lo stock servirebbero interventi ancora più significativi”, ha osservato il vice dg dell’Abi. In assenza di dati sugli effetti delle misure prese dal governo, Torriero ha citato dati del ministero della Giustizia sui tempi di recupero di crediti in sofferenza o di escussioni di garanzie immobiliari, aggiornati al primo semestre 2015, in base ai quali “se anche non ci fossero nuove pratiche, servirebbero 9 anni per smaltire lo stock esistente”, in caso di fallimenti e 4 anni per le esecuzioni immobiliari. Tra le ragioni dei tempi lunghi della giustizia civile c’è anche l’aspetto organizzativo dei Tribunali, ha ricordato il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. “Tutti concordano nella estrema carenza delle strutture. Ma il ministero della Giustizia non arriva ad avere l’1% del bilancio dello Stato. Se si incrementasse di qualche zero virgola per efficientare la giustizia, questo avrebbe effetti positivi anche sulla capacità del Paese di attrarre investimenti”. Gli investimenti sono infatti l’altro anello debole della struttura dell’economia italiana. Guardando alle componenti che in questi anni hanno contribuito al Pil, per stimare da dove possa arrivare la domanda di finanziamenti bancari, Torriero ha detto che “l’export ha contribuito da 2013 in poi, c’è stato più di recente un recupero nella domanda di beni consumo ma manca in modo significativo domanda di credito per investimenti, che hanno un gap di 27 punti percentuali dal livello pre-crisi”. Negli ultimi mesi, assieme ai segnali di ripresa congiunturale, c’è anche il dato positivo di un rallentamento della dinamica per nuove sofferenze e nuovi deteriorati. “La regolamentazione però non aiuta a risolvere i problemi e qualche volta li crea”, ha detto Torriero, riferendosi in particolare alla nuova definizione di credito in default che dovrebbe entrare in vigore nel 2020. "Il past due, cioè il termine scaduto di un credito, verrà applicato anche alle posizioni verso la Pubblica amministrazione, oggi esclusa, e sono stati introdotti limiti più stringenti per quelli scaduti con ritardo pagamento dell’1% o di 100 euro. L’ingresso di un credito nella classe dei deteriorati sarà molto facile”. (Stefano Bernabei) Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia