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Basterà il fondo dei miracoli?

I mercati azionari europei hanno iniziato la nuova settimana sfruttando l’effetto inerzia del rabbioso rally messo a segno venerdì da banche e petrolio, fonti di preoccupazione nelle settimane precedenti.

La spinta è stata rilevante fino all’apertura di Wall Street, ed ha permesso agli indici europei di superare il punto percentuale di ulteriore rialzo, che per il nostro Ftse-Mib, trascinato da una seconda ondata di euforia sui bancari, ha significato una crescita fino a +2%.

Ma Wall Street ha subito fatto vedere che da quel lato dell’Atlantico l’euforia pare essersi esaurita il primo aprile, con il raggiungimento dell’obiettivo del rally a quota 2.075 di SP500.

Infatti, dopo una settimana di negatività, seppur non clamorosa, l’indice americano continua ad accusare qualche preoccupazione per l’inizio della stagione delle trimestrali e vede le vendite prevalere. Come è già capitato giovedì e venerdì scorsi, l’apertura in rialzo ha fatto segnare subito i massimi a quota 2.063, ma per la terza volta consecutiva l’indice ha poi messo la retromarcia e perso tutte le buone intenzioni iniziali, chiudendo in modesto ribasso, sui livelli di chiusura delle due sedute precedenti a 2.042. La cautela degli operatori USA pare giustificata dai dati di bilancio di Alcoa (NYSE: AA - notizie) , la prima società ad inaugurare la stagione delle trimestrali, che a mercato chiuso ha poi comunicato numeri deludenti, con ricavi in calo ed utili azzerati nel primo trimestre 2016.

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Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) incertezze americane hanno perciò attenuato la positività europea al termine della seduta di ieri ed oggi potrebbero far scattare prese di beneficio, dopo il mini-rally degli ultimi due giorni.

Sui bancari italiani pende poi il giudizio del mercato sui primi particolari rivelati, relativi al fondo Atlante che verrà creato in settimana, l’ultima magia che si vuole far uscire dal cilindro dei giochi di prestigio per taroccare l’impressione di marcio che fornisce il sistema bancario italiano.

Il fondo avrà una dote di 6 miliardi e vedrà parteciparvi quasi tutte le principali banche italiane, la Cassa Depositi e Prestiti, le fondazioni bancarie e anche qualche assicurazione.

Lo scopo sarà quello di garantire tutto l’inoptato dei prossimi aumenti di capitale delle banche popolari venete e di eventuali altri che dovessero essere necessari. Il secondo scopo sarà quello di comprare sofferenze cartolarizzate, pagando prezzi superiori a quelli di mercato, per regalare soldi alle banche più in difficoltà e migliorarne i bilanci.

Tutto questo, dicono i fondatori, verrà fatto anche per fornire rendimenti interessanti agli investitori nel Fondo.

Come vedete, si promette la botte piena e la moglie ubriaca, secondo le migliori tradizioni della finanza italica, confidando nello stellone e nel fatto che col passare del tempo tutto si sistemerà. Però in passato queste “strategie” normalmente hanno portato a salvataggi pubblici e socializzazione delle perdite, che però, in questo caso, la viglianza BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) e la Commissione UE ci impediranno. Sarà un bello spettacolo osservare se il tempo riuscirà a trasformare l’acqua in vino o, in caso contrario, che cosa si inventeranno per scaricare su Pantalone l’onere che il fondo si prenderà. Perché se una cosa è certa, è proprio quella che la patata bollente che ora si assumerà questo fondo verrà trasferita prima o poi su qualcun altro. Il più delle volte finisce sui risparmiatori. Magari il fondo Atlante verrà quotato, tra qualche tempo, quando la paura sarà un po’ diminuita, e si cercherà di convincere il popolo dei BTP, estenuato dai rendimenti zero, a comprarsi questa meraviglia della finanza creativa, oppure la si piazzerà ai Fondi Comuni, e perciò, indirettamente, ai medesimi risparmiatori.

Nell’attesa, oggi mi aspetto prese di beneficio sui bancari che negli ultimi due giorni hanno corso di più.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online