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Bialetti: a rischio fallimento la madre della moka

Una storia nata quando Alfonso Bialetti nel 1919 a Crusinallo, frazione di Omegna, fondò l’omonima azienda. (Credits – AP)
Una storia nata quando Alfonso Bialetti nel 1919 a Crusinallo, frazione di Omegna, fondò l’omonima azienda. (Credits – AP)

Quando si pensa alla classica moka per prepararsi il caffè in casa non si può non pensare alla Bialetti. E’ da decenni l’emblema del caffè domestico, ma ora la leggendaria azienda potrebbe chiudere i battenti. Lo scorso 19 ottobre, infatti, Bialetti ha annunciato di aver chiuso il semestre al 30 giugno con una perdita netta di 15,3 milioni di euro, sottolineando però “la ragionevole aspettativa che il gruppo potrà continuare la sua operatività in un futuro prevedibile”, citando gli accordi con Och-Ziff Capital Investments per un investimento complessivo di 40 milioni di euro, che andrebbe a coprire gli attuali debiti dell’azienda.

Ottimismo che, però, l’altro giorno si è scontrato con la società di revisione Kpmg, la quale ha dichiarato l’impossibilità di esprimere un giudizio sulla conformità del bilancio consolidato semestrale di Bialetti, a causa di alcuni elementi di incertezza già indicati nella stessa relazione del cda. Ora la palla, dunque, passa al tribunale di Brescia, il quale il prossimo 14 novembre si esprimerà sull’accordo di ristrutturazione dei debiti presentato dall’azienda l’11 ottobre. La paura, però, è che la leggendaria moka possa fallire.

Una storia nata quando Alfonso Bialetti nel 1919 a Crusinallo, frazione di Omegna, fondò l’omonima azienda, un’officina per la fusione in conchiglia dell’alluminio lavorazione conto terzi fino al 1927 quando chiuse l’azienda cedendola alla Alessi di Crusinallo. Riaprì un’altra attività nel 1933 per la fabbricazione della moka, inventata nel 1933 dallo stesso fondatore, che raggiunse la sua fama mondiale a partire dal 1947, quando Renato Bialetti, figlio del fondatore, decise per la sua esportazione, e il prodotto riscosse lo stesso successo avuto nel decennio antecedente in Italia. Nell’immediato dopoguerra fu realizzato poi il nuovo modello di moka, che venne esposto alla Fiera di Milano nel 1948.

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Gli anni cinquanta videro l’azienda effettuare importanti investimenti in campo pubblicitario, e nel 1952, venne creato il celebre “omino con i baffi”, disegnato da Paul Campani, che dal 1958 divenne protagonista negli spot Bialetti di Carosello. Nel 1955 viene siglato un accordo con la Nuova Farodi Omegna per la produzione di moka giocattolo. Con la morte di Alfonso Bialetti, nel 1970, l’azienda fu totalmente gestita dal figlio Renato. Ma a partire dagli anni settanta, per la Bialetti cominciarono i primi segnali di crisi, dovuti principalmente al calo di vendite, per la concorrenza dei produttori di caffettiere economiche, che si svilupparono in quel periodo.

E ora, nonostante uno studio del 2010 abbia calcolato che il 90% delle famiglie italiane possiede una caffettiera di sua produzione, a sfidare Bialetti ci sono anche le macchine espresso a cialde e soprattutto le capsule da caffè divenute di moda in questi ultimi anni e che rischiano di dare il colpo di ko a un emblema dell’Italia.

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