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Bitcoin: la crociera blockchain testimonia la fiducia dell’alta finanza al mondo cripto

In Corea del Sud le autorità hanno deciso di tassare gli exchange di criptovalute; alla notizia il prezzo del Bitcoin è sceso poiché si ritiene che gli exchange scaricheranno sui clienti il peso delle imposte.

Bagordi, entusiasmo e allegria.

La comunità cripto è anche questo.

Mentre il mondo si interroga sulla reale direzione delle criptovalute, sull’ascesa di BTC e affini nella vita reale, sui rendimenti effettivi, c’è chi ha piena fiducia che la tecnofinanza non sia parte di una bolla, ma di una solida base d’investimento.

Se poi queste convinzioni sono appannaggio di uomini di potere, personalità di spicco dell’alta finanza e imprenditori conosciuti a livello globale, allora si potrà capire l’importanza di documentare un evento tanto singolare, quanto indicativo, come la recente crociera blockchain partita a Singapore il 15 gennaio scorso.

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È bene andare con ordine.

Una settimana fa è andata in scena la citata crociera blockchain, un evento che ha visto la partecipazione di 700 persone interessate alle criptovalute, che hanno potuto partecipare a una gigantesca festa il cui tema centrale riguardava la valuta digitale.

Questi avventori hanno potuto godere di incontri, dibattiti, approfondimenti sull’intero comparto tecnofinanza, accompagnati da sangria e musica a testimonianza del fatto che anche la dimensione goliardica faccia parte della blockchain.

Quel che non può passare inosservato è il novero di personalità di spicco presente all’evento.

Tra questi, ben 50 hanno assunto il ruolo di speaker, per la felicità dei 100 cronisti in cerca di notizie.

Dal contributo dell’ex consulente del presidente venezuelano Hugo Chavez, Jose Gomez, al responsabile del programma di residenza digitale dell’Estonia Kaspar Korjus (di cui è noto l’impegno per la costituzione della valuta digitale Estcoin), al banchiere Jorg Molt, salito sull’altare della cronaca sostenendo di possedere 250.000 Bitcoin (dichiarazione di cui non si conosce la veridicità).

Ma non solo.

Risalta l’intervento di John McAfee, fondatore dell’omonimo antivirus ed esponente del fondo MGT Capital Investements Inc., una società quotata con piccola capitalizzazione attiva nelle nuove tecnologie, tra cui proprio l’attività minatoria criptovaloriale.

Il vate britannico è diventato una vera e propria celebrità in ambito cripto, essendo noto il suo impegno nella promozione delle criptomonete attraverso Twitter. Per questo motivo è stato investito del ruolo di speaker principale della conferenza da Coinsbank, l’exchange digitale che ha organizzato la manifestazione.

Ben conscio del proprio ruolo, McAfee non usa mezzi termini per descrivere il recente crollo di BTC e fratelli, causato da un infondato timore di un intervento governativo.

Più precisamente, pone l’accento su dinamiche di sistema che non possono essere cambiate: “Non puoi forzare un divieto su un sistema di distribuzione. Sarebbe come vietare le droghe leggere, non puoi vietarle. Le persone torneranno a consumarle”.

Se la metafora usata da McAfee appare comunque un po’ forte e di chiaro stampo libertino, non c’è dubbio che la moneta digitale sia ormai alla stregua di quei prodotti largamente utilizzati e diffusi dal regime legale lacunoso, difficili da bandire.

Legalità o meno, la riflessione sull’ampia diffusione criptovaloriale non può prescindere dall’importanza della tecnologia di riferimento su cui le monete fondino il loro concept, ovvero la blockchain.

Proprio riguardo la blockchain si è ampiamente discusso, insistendo sul potenziale tecnologico che una siffatta struttura potrebbe mettere al servizio di settori strategici quali finanza e sanità.

Tornando alla valuta di Satoshi Nakamoto, va riportato che c’è anche chi, tra gli avventori, ha piena fiducia in una risalita, non essendo preoccupato per la situazione contingente, trovandola normale per un mercato del genere.

Secondo Ronnie Moas, fondatore di un centro di ricerca di Miami e per l’occasione speaker della crociera, “niente procede in linea retta”, infatti, nel migliore dei casi, il BTC potrebbe anche toccare quota 300.000 dollari in 7 anni.

Dichiarazioni che destano un certo clamore, ma che si spiegano conoscendo il pensiero da cui prende le mosse: “Questo è qualcosa a cui o credi o non credi”.

Certo, posta così, la questione Bitcoin e derivati assomiglia più a una fede che non a un caso di studio; infatti nella crociera erano presenti anche maxischermi con diversi avvertimenti circa l’investire in criptovalute, perché l’investimento è comunque accompagnato da un rischio che è bene sia chiaro a tutti.

Dalla panoramica di una manifestazione tanto singolare quanto particolare si può evincere come un certo tipo di comunità, quella di magnati e grandi investitori, sia propensa ad abbracciare la moneta digitale e a farne quasi il simbolo di un altro evo, quello iper moderno, in cui alla velocità delle transazioni consegua la frenesia dei mercati, in un circuito di trasferimento di ricchezza che quasi si autoalimenti.

L’impressione è che il 2018 segnerà uno spartiacque a livello di regolamentazione (o deregolamentazione) che influirà in un verso o nell’altro sulla permanenza della realtà cripto nel mercato globale.

This article was originally posted on FX Empire

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