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Bond day: Bund e Oat scalpitano; i Btp danno brutti segnali

E’ colpa di Marine Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) se la curva dei rendimenti dei titoli di Stato francesi, gli Oat, è salita notevolmente rispetto a un anno fa? La risposta è soltanto in parte positiva. E lo dimostra un confronto con quanto sta avvenendo sull’altra sponda del Reno. Anche il Bund si è mosso, sotto certi profili ancor più rispetto al “collega” parigino. Quest’ultimo ha nel complesso tarato negli ultimi dodici mesi una “yield curve” abbastanza classica, mentre i bond di Stato tedeschi sono tornati solo da poco ad assumere una linea tendenzialmente meno piatta, causata fino a qualche mese fa soprattutto dalla compressione dei rendimenti di lungo e lunghissimo termine. I numeri spiegano meglio quanto sta accadendo: il Bund abbandona lo yield negativo sulla scadenza a sette anni, per poi irripidirsi dai nove anni in su; l’Oat lascia il segno meno in corrispondenza del quattro anni e già con il sette anni vola al rialzo. E’ pur vero che sul trentennale lo “spread” si stabilizza, sebbene l’Oat sia passato in dodici mesi dallo “yield” dell’1,66% all’attuale 2,32%, questo in parte colpa delle minacce secessioniste della Le Pen, che hanno però poche probabilità di tradursi in fatti concreti, non solo secondo i sondaggi ma anche in base alle indicazioni dei siti di scommesse online.

I mercati hanno già deciso

La politica condiziona solo in parte (per non più del 20-25%) l’andamento dei governativi. La pressione ribassista è animata invece dalla volontà dei mercati di credere in un rialzo dei tassi di interesse Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) per la prima parte del 2018: potrebbe essere solo marginale (10 punti base) ma da tale da sgonfiare ancor più la domanda di titoli di Stato ad alto rating dell’area euro. Lo conferma l’Austria, la cui “yield curve” ha registrato negli ultimi mesi movimenti anomali, ma che ora trova stabilità, con un irripidimento dal 3 anni, accentuato nella parte finale: in questo caso i tassi diventano positivi a sette anni. Più tranquillo l’andamento dei governativi olandesi, che non hanno quasi mai risentito dell’effetto elezioni, scontando in anticipo una disfatta dei nazionalisti.

L’Italia gonfia la pancia

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La situazione dei Btp è invece complessa. Si verifica infatti una sporgenza della curva nella parte centrale, ovvero fra i cinque e i quindici anni, segnale preoccupante, che conferma vendite proprio in corrispondenza del decennale. Il nostro “yield” lascia il negativo già sulla scadenza a due anni e risente di possibili problemi nel medio termine. Il peggioramento rispetto a un anno fa è rilevante. Inizia dalle vite residue a due anni, si amplia sui dieci e quindici anni, per poi mantenersi a uno “spread” di rendimento di oltre cento in più a partire dal ventennale. I mercati non sono proprio ottimisti sul futuro del nostro Paese! Presagiscono l’arrivo della Troika per salvare i conti pubblici, vista l’incapacità dei politici? La risposta per ora è un ni, ma se la curva assumesse conformazioni ancora più strane si trasformerebbe in un sì scontato. Inutile sottolineare che il confronto con un’altra ammalata europea, la Spagna, va a netto favore di quest’ultima, stabile nelle variazioni a un anno e con una “yield curve” tranquilla rispetto al trend dell’italiana.

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