Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.249,77
    +310,02 (+0,91%)
     
  • Dow Jones

    38.239,66
    +153,86 (+0,40%)
     
  • Nasdaq

    15.927,90
    +316,14 (+2,03%)
     
  • Nikkei 225

    37.934,76
    +306,28 (+0,81%)
     
  • Petrolio

    83,66
    +0,09 (+0,11%)
     
  • Bitcoin EUR

    58.928,70
    -488,91 (-0,82%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.304,48
    -92,06 (-6,59%)
     
  • Oro

    2.349,60
    +7,10 (+0,30%)
     
  • EUR/USD

    1,0699
    -0,0034 (-0,32%)
     
  • S&P 500

    5.099,96
    +51,54 (+1,02%)
     
  • HANG SENG

    17.651,15
    +366,61 (+2,12%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.006,85
    +67,84 (+1,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8558
    -0,0015 (-0,18%)
     
  • EUR/CHF

    0,9770
    -0,0015 (-0,15%)
     
  • EUR/CAD

    1,4617
    -0,0032 (-0,22%)
     

Bonus bebè: 80 euro alle neomamme a partire dal 2015

La politica propagandistica di Matteo Renzi continua a colpi di bonus e l’annuncio arriva in diretta dal salotto di Barbara D’Urso ovverosia da un pulpito che parla alla pancia e non certo al cervello degli italiani. Perché il bonus da 80 euro non è che l’ennesimo capitolo di una strategia a doppio binario che prevede in una direzione la proposta di benefici ad alto valore simbolico, mediatici e facilmente promuovibili, nella direzione opposta tagli al Welfare, aumento della pressione fiscale su lavoro, immobili e rendite.

Matteo Renzi promette un fondo famiglia di 500 milioni di euro annui, con decorrenza dal 1° gennaio 2015, da destinare alle neomamme. La cifra è calcolata in base al numero di nati in Italia nel 2013: 514mila bambini per i quali lo Stato verserebbe 80 euro per 12 mesi, per un ammontare complessivo di circa 493 milioni di euro nel 2015.

Il premier ha promesso che il bonus  avrà durata triennale, il che significa che – considerando questo trend di nascite – il costo raddoppierà nel 2016 (1 miliardo di euro) e triplicherà nel 2017 (1,5 miliardi di euro). Fra il 2015 e il 2017 il bonus bebè costerà allo Stato italiano all’incirca 3 miliardi di euro.

Rispetto al bonus una tantum da 1000 euro introdotto nel 2006 dal Governo Berlusconi, quello annunciato ieri da Matteo Renzi sarà riservato a coloro che non superino un reddito annuo lordo di 90mila euro, questo per evitare paradossi come la dotazione anche per i bebè figli di milionari.

Il provvedimento dovrebbe essere rivolto ai figli di tutti i residenti, anche se privi della cittadinanza italiana. Nel calcolo delle 514mila nascite del 2013, infatti, sono incluse sia le nascite da madri italiane (che rappresentano l’82% del totale) che da donne straniere (il 18% del totale).

Attualmente per le neo-mamme vige il sostegno avviato nel 2012 con la riforma Fornero: da due anni a questa parte, le famiglie che ne avessero fatta richiesta potevano utilizzare un bonus da 300 euro al mese per un massimo di 6 mesi, nell’arco degli 11 mesi successivi al periodo di congedo obbligatorio. A questa regola facevano eccezione le libere professioniste, alle quali il bonus veniva erogato per soli 3 mesi. Lo stanziamento del Governo Letta perle neo-mamme nel triennio 2013-2015 era stato fissato in 60 milioni di euro, 20 all’anno, ma soprattutto per le famiglie in difficoltà.

Renzi gioca la carta bonus per la seconda volta in sei mesi e il nuovo bonus non andrà a inficiare quello riservato a chi guadagna meno di 1500 euro netti al mese. Dunque dal prossimo anno, per le mamme lavoratrici al di sotto di questa cifra ci sarà un doppio sostegno.

“So cosa significa comprare pannolini e biberon. È una misura che non risolve un problema ma è un segnale” ha detto il Presidente del Consiglio a Barbara d’Urso. Il problema è un altro: se ci siano o non le coperture e cosa vada messo sull’altro piatto della bilancia.

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, non ha usato perifrasi nel descrivere il nuovo provvedimento di Renzi come una “presa per il c…”. Anche perché è di qualche giorno fa l’annuncio di un taglio di 4 miliardi di euro di risorse per le Regioni, che guarda caso hanno in carico la Sanità. Come dire che si rischia che i benefici del bonus da 80 euro per pappe e pannolini vengano neutralizzati dai servizi sanitari per le mamme prima, durante e dopo il parto.

Renzi invita all’entusiasmo e cavalca la nuova proposta spiegando che “Siccome per vent'anni hanno sempre pagato le famiglie. Ora se iniziamo a fare un po’ di tagli ai ministeri e alle Regioni, non è che si possono lamentare”.

Anche la cifra parla da sola: 80 euro. Non è un caso che sia identica a quella riservata agli stipendi inferiori ai 1500 euro al mese. Con la medesima somma si può dire alla maggioranza del Paese che i sostegni sono equi, anche se nella parte meno mediatizzata dei provvedimenti di Governo si erodono i servizi alla cittadinanza pagati dalla sempre più asfissiante pressione fiscale.