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Borsa Milano recupera nel finale, pesante Mps, reggono difensivi

La sede di Borsa Italiana a Milano, in una foto del marzo 2013. REUTERS/Alessandro Garofalo (Reuters)

MILANO (Reuters) - Piazza Affari archivia in ribasso una seduta che ha riportato le lancette dell'orologio di Palazzo Mezzanotte indietro di oltre 365 giorni. Il tentativo di rimbalzo, dopo il tracollo di ieri, è durato meno dell'espace d'un matin. Nervosissimi, gli investitori hanno preso a pretesto il relativo insuccesso dell'asta di titoli spagnoli per tornare a vendere a piene mani. Un recupero, però, si è visto dopo la pubblicazione dei dati sulla produzione industriale Usa di settembre. Partita malissimo, Wall Street si è progressivamente riportata attorno alla parità, aiutando le borse europee a chiudere in rimonta. Il tasso di volatilità è rimasto elevatissimo, con continue e repentine oscillazioni: l'indice di volatilità dell'Euro Stoxx è balzato del 9,62%. Gli operatori, nel momento di maggiore tensione, parlavano apertamente di "panic selling", segnalando il forte attivismo dei grandi investitori istituzionali (che si riflette nel balzo dei volumi) e ricordando le scadenze tecniche di domani, ulteriore fonte di volatilità. E' chiaro, dicono i trader, che una massa straordinaria di liquidità si è spostata dagli asset rischiosi a quelli considerati sicuri, come bond sovrani Usa e Germania (con relativo impatto sullo spread Btp-Bund) e oro. A proposito della violenza del movimento negli ultimi giorni, un dealer spiega che "molti hedge si sono trovati dalla parte sbagliata, ovvero lunghi". "Credo", aggiunge un altro operatore, "credo che molti si siano fatti male e alcuni hedge abbiano richiamato i margini". "La realtà", argomenta un trader, "è che non c'è alcun motivo fondamentale per quello che è successo ieri. La massa fenomenale di derivati in circolazione amplifica i movimenti. Così, quando il mercato è tirato, la 'pulizia' fisiologica che fanno i grandi investitori (vedi Goldman Sachs, che, non a caso, continua a macinare utili risulta molto più traumatica rispetto al passato". In chiusura, l'indice FTSE Mib ha perso l'1,21%, a 18.083,11 punti, toccando intraday 17.555,77 punti, nuovo minimo dall'1 ottobre 2013. Gli analisti grafici, prima del recupero nel finale, segnalavano che, in caso di rottura prolungata dell'area compresa tra 17.600 e 17.500 punti, il prossimo supporto è collocato in area 17.000 punti. L'AllShare ha lasciato sul terreno l'1,18% e il Mid Cap lo 0,83%. Boom dei volumi, che hanno segnato un controvalore di circa 5,7 miliardi di euro. I finanziari, come di consueto, hanno pagato il dazio più salato all'andamento dello spread: il paniere delle banche è sceso del 2,36%. INTESA SANPAOLO (-1,13%) e UNICREDIT (-3,04%) hanno scandito il ritmo di marcia. Tracollo di MONTEPASCHI (-8,72%), che intraday ha rinnovato il minimo storico (0,7825 euro). In scia le altre: POPOLARE MILANO -4,86%, POPOLARE EMILIA ROMAGNA -2,05%, UBI -3,21%, MEDIOBANCA -0,91% e BANCO POPOLARE -0,47%. Complessivamente meglio risparmio gestito (AZIMUT -3,87% e MEDIOLANUM +0,04%) e assicurativi (GENERALI -1,53% e UNIPOLSAI -0,2%). L'imperativo 'sell Italy' ha falcidiato TELECOM ITALIA (-4,01%), BUZZI UNICEM (-1,88%), CAMPARI (-1,43%), ENEL(-1,93%), nonché le 'cugine' WORLD DUTY FREE (-2,01%) e AUTOGRILL (-2,52%), letteralmente massacrate nelle ultime sedute (dal 2 ottobre Wdf ha perso il 20% circa). Qualche ricopertura su alcuni titoli: CNH INDUSTRIAL +3,69%, PIRELLI +1,01%, FCA +0,29%, TOD'S +3,27%, SAIPEM +2,31%, LUXOTTICA +0,28%, YOOX +0,07% e FINMECCANICA +1,74%. La relativa tenuta degli energetici, molto penalizzati recentemente dalla caduta dei prezzi del petrolio, ha evitato che si ripetesse il sell-off di ieri: ENI ha lasciato sul terreno lo 0,88% e TENARIS lo 0,13%, mentre SNAM ha guadagnato lo 0,95% e TERNA lo 0,75%. Come già ieri, GTECH (-0,05%) premiata per la natura difensiva del business. Nel settore, invece, segnalano i trader, SNAI (-9,33%) affossata dalle norme contenute nella legge di Stabilità.