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Chiusa inchiesta fondi Lega, truffa e appropriazione indebita per Bossi

Umberto Bossi a un comizio della Lega Nord a Bergamo, 10 aprile 2012. REUTERS/Alessandro Garofalo (Reuters)

MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha depositato oggi l'atto di chiusura inchiesta sulle presunte irregolarità nei conti della Lega Nord che vede fra i principali indagati l'ex segretario del Carroccio Umberto Bossi e i figli Renzo e Riccardo con l'accusa a vario titolo di truffa e appropriazione indebita. In particolare, i pm contestano al 'Senatur' - candidato alle primarie per la segreteria del Carroccio del prossimo 7 dicembre - l'accusa di truffa aggravata per un finanziamento pubblico alla Lega da circa 40 milioni in rimborsi elargiti al partito sulla base dei rendiconti al Parlamento per il 2008 e 2009. Secondo quanto emerge dal provvedimento di chiusura indagini, visto da Reuters, Bossi e altri indagati avrebbero ingannato i presidenti di Camera e Senato e i revisori pubblici parlamentari, che autorizzavano la liquidazione dei rimborsi, presentando in un "rendiconto irregolare" "false informazioni sulla destinazione delle spese sostenute". La contabilità della Lega, scrivono ancora i magistrati Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pelllicano, "era del tutto inattendibile e in larga misura priva dei documenti giustificativi di spesa". L'atto di chiusura delle indagini è prodromico della presentazione delle richieste di rinvio a giudizio da parte della procura. DENARO PUBBLICO PER SPESE PERSONALI Dal provedimento emerge che Renzo Bossi - assieme al fratello Riccardo accusato di appropriazione indebita - avrebbe usato circa 145.000 euro in denaro pubblico per pagare multe, l'assicurazione dell'auto e la laurea all'Università albanese "Kristal", costata 77.000 euro. L'altro figlio del Senatur, Riccardo Bossi avrebbe usato fondi pubblici per oltre 157.000 euro per coprire le spese di multe, leasing o noleggi di auto, il veterinario, rate dell'Università dell'Insubria, affitti, spese di mantenimento della moglie e debiti personali. Sempre secondo l'accusa, il fondatore della Lega, Umberto Bossi "in qualità di legale rappresentante e tesoriere del partito politico Lega Nord", si sarebbe appropriato indebitamente di oltre 208.000 euro, fatto che gli vale l'accusa di appropriazione indebita oltre che di truffa, come visto prima. A Rosy Mauro, ex vicepresidente del Senato, vengono contestati quasi 100.000 euro, spesi per lo più per comprare una laurea in Albania a una persona a lei legata, Pierangelo Moscagiuro. I pm invece hanno chiesto l'archiviazione per il senatore leghista Roberto Calderoli, chiamato in causa dall'ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, secondo il quale l'appartamento romano del senatore veniva pagato con il denaro del partito. Secondo i magistrati il fatto che la casa nella Capitale di un esponente di spicco del Carroccio fosse stata pagata con i soldi del partito può "essere una scelta di impegno finanziario legittima (salvo il dovere di darne conto in contabilità, qui non rispettato, non decisivo ai fini del reato di appropriazione indebita)". Oltre a Umberto, Renzo e Riccardo Bossi e a Mauro, l'atto di chiusura indagini è stato recapitato anche all'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, accusato di truffa e appropriazione indebita, e all'imprenditore Stefano Bonet. Nella primavera del 2012, in seguito allo scandalo sul presunto utilizzo di fondi pubblici per fini personali Umberto Bossi si è dimesso da segretario federale della Lega. -- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia