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Coca Cola annuncia nuovi licenziamenti, è il terzo anno consecutivo

Coca Cola, oltre 1000 licenziamenti negli ultimi 3 anni
Coca Cola, oltre 1000 licenziamenti negli ultimi 3 anni

Un'autentica doccia fredda per i dipendenti italiani della Coca-Cola: il 16 luglio scorso la multinazionale di Atlanta ha aperto una procedura di licenziamento collettivo che riguarderà 249 persone. Un numero che risulta sensibilmente accresciuto, però, se si considerano anche i 57 esbueri prodotti dalla chiusura della sede di Campogalliano.

Per il terzo anno consecutivo, quindi, Coca-Cola ridimensiona i suoi organici in Italia, con un ritmo che ha causato finora la perdita di oltre 1000 posti di lavoro. Il ridimensionamento riguarda in particolare la struttura produttiva, l'assistenza tecnica, la sede amministrativa e la struttura commerciale, e non sembra arrestarsi qui. La cosa suona a tratti paradossale visto che negli scorsi anni, come si ricorderà, il Governo Monti aveva ipotizzato, con il Ministro della Salute Balduzzi, una “tassa sulle bollicine”, che avrebbe colpito i produttori di bibite gassate, ma la proposta era stata in seguito cestinata proprio per evitare di compromettere l'occupazione italiana.

Evidentemente – notano i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, che compattamente si sono schierati contro il provvedimento – Coca-Cola non ha intenzione di investire ulteriormente in Italia, nonostante nel 2013 gli utili nel nostro paese siano stati in positivo di ben 70 milioni di euro. La dinamica, d'altra parte, appare la solita, ovvero quella di spostare posti di lavoro in aree del Continente in cui i salari e i diritti dei lavoratori sono inferiori a quelli italiani. Proprio in questo caso, denunciano ad ancora i sindacati, le attività amministrative della divisione italiana saranno trasferite a Sofia, in Bulgaria.

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La procedura di licenziamento giunge per i dipendenti del tutto inaspettata. Giunge, infatti, immediatamente dopo un accordo sottoscritto da Coca-Cola con i sindacati, in cui si stabiliva un premio totale di circa 6000 euro per il periodo 2014-2016, e si affermava che è intenzione dell’azienda consolidare l’occupazione nel nostro paese. La direzione dell'azienda si è poi dichiarata indisponibile a ritirare la procedura, limitandosi a dichiarare che cercherà strumenti non traumatici per gestire i licenziamenti.