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Consulta, eletta candidata Pd con voti M5s, salta accordo con Fi

ROMA (Reuters) - Dopo mesi di stallo il Parlamento è riuscito ad eleggere uno dei due giudici della Corte costituzionale mancanti. Un verdetto misto a cui ha concorso un'intesa ad hoc, la prima in questa legislatura, tra Partito democratico e M5s, mentre non ha tenuto quella fra Pd e Forza Italia. Al ventunesimo scrutinio è passata la candidata del Pd, Silvana Sciarra, ma non quella designata dai vertici di Fi, Stefania Bariatti. E' stato anche eletto il consigliere mancante del Csm: Alessio Zaccaria, indicato dai grillini. La Sciarra, docente universitaria di Firenze, ha ottenuto 630 voti di deputati e senatori, 60 in più dei 570 richiesti. La Bariatti si è fermata sotto il quorum a 493 voti. I vertici di Pd e Forza Italia avevano dato indicazione ai grandi elettori di votare entrambe, ma qualcosa è andato storto per la candidata del centrodestra. Scarsa l'affluenza di parlamentari al seggio montato nell'aula di Montecitorio: sono stati 748, circa cento in meno rispetto all'ultima volta, 200 in meno rispetto agli aventi diritto. Importanti le defezioni tra le fila di Fi, poche quelle tra i parlamentari del Pd, ha detto una fonte dei Democratici. Decisiva per lo scarto appare la decisione del M5s di votare per la Sciarra, ma non per la candidata forzista. La scelta grillina, ratificata oggi da un referendum telematico tra i militanti, è stata la conseguenza di un'intesa con il Pd, che nella contestuale votazione per il consigliere mancante del Csm, ha fatto confluire i suoi voti su Alessio Zaccaria, indicato da M5s. "Oggi abbiamo sbloccato subito la paralisi votando quello che i cittadini ci avevano indicato. Si chiama 'metodo 5 stelle' ed è il miglior anticorpo per lo Stato contro corruzione e inciuci politici", ha commentato a caldo il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, di M5s. Zaccaria è stato eletto con 537 voti (il quorum per il Csm era di 440 voti). L'esito delle votazioni potrebbe avere ripercussioni sulla partita della riforma elettorale, che il premier Matteo Renzi ha scelto di tornare a giocare questo autunno. Il sentiero è quello tracciato dal cosiddetto 'Patto del Nazareno' con Forza Italia, ma, se questa si tirasse indietro, il Pd ha detto che non esclude di ricorrere ad un "secondo forno"; quello dei grillini o dei fuoriusciti dal M5s che al Senato fanno una certa massa critica. Nell'incontro di ieri con Silvio Berlusconi, Renzi ha proposto alcune modifiche al disegno di legge elettorale da votare in Senato entro la fine dell'anno. Il fatto è che Forza Italia non riesce più a parlare con la sola voce del suo leader storico e lo sbandamento nell'elezione odierna, dove una pattuglia di parlamentari forzisti si è sottratta al voto, sembra dimostrarlo. Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha accusato Renzi di trattare sulle riforme in modo sleale, cercando di imporre a Fi modifiche "in modo leonino e con la pistola sul tavolo", alludendo alla possibilità che Renzi ricorra ad elezioni anticipate nella primavera del 2015. Più cauta una stretta collaboratrice di Berlusconi, la senatrice Maria Rosaria Rossi: "Siamo in una pausa di riflessione, ma non diamo tutto per perso" circa la condivisione con il Pd della legge elettorale. In questo scenario ha buon gioco il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi a fare pressione: "Mi auguro che Forza Italia mantenga l’impegno [di fare insieme al Pd le riforme istituzionali], ma se si dovesse tirare indietro noi non possiamo non andare avanti". (Roberto Landucci) ((Redazione Roma, Reutersitaly@thomsonreuters.com, +390685224395, Reuters.messaging: roberto.landucci.thomsonreuters.com@reuters.net)) Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia