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Conviene ancora fare l'Expo a Milano?

I lavori per l'Esposizione Universale del 2015 sono condizionati da ritardi e sprechi. Si rischia una nuova Atene post-Olimpiadi

Gli interventi previsti per l’Expo 2015 di Milano costeranno, in base alle ultime stime, fino a 25 miliardi tra opere e costi diretti, cioè creazione degli spazi espositivi di gestione. Una valanga di denaro che va gestito con oculatezza e programmazione. L’impianto organizzativo evidenzia però alcuni problemi, ultimo le dimissioni del sindaco Giuliano Pisapia dalla carica di commissario. Il nodo principale è ora rappresentato dalla possibilità che il Comune di Milano ottenga o meno una deroga al patto di stabilità interno. In caso contrario diventerebbero decisivi gli investimenti in arrivo dai privati. Nel frattempo, nella giornata di oggi, il Comune ha preparato un pacchetto di interventi approvato dalla giunta e destinato a preparare la città all’Esposizione Universale. Nello specifico si tratta di undici progetti obbligatori e di sette qualificanti che, per la maggior parte, dovranno essere finanziati da Palazzo Marino. Il problema, però, è che il Comune non può indebitarsi a causa dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità. E il rischio è la paralisi.

Tutti questi ostacoli e rallentamenti hanno indotto numerosi osservatori ad avanzare il paragone con le Olimpiadi in Grecia del 2004. Il budget di 15 miliardi di euro stanziato per finanziare la rassegna, poi sforato, causò l’inizio del tracollo dei conti ellenici. Le strutture utilizzate al tempo sono oggi, in buona parte, abbandonate. Il villaggio olimpico, il progetto più importante costato 240 milioni di euro, è completamente lasciato a se stesso e non è mai stato riconvertito ad alcun utilizzo. Bisogna poi ricordare che furono proprio i ritardi nei lavori delle sedi olimpiche e le risorse destinate alla sicurezza a costringere il governo a chiedere nuovi prestiti alla comunità internazionale. Fu l’inizio di un effetto domino devastante.

A Milano è sempre più concreta l’ipotesi che alcune infrastrutture – come la Pedemontana, le nuove linee metro e la bretella di raccordo tra Fiera di Rho e Malpensa – non vengano concluse entro il 2015. Eloquente è poi il giudizio espresso nel dossier sui sistemi infrastrutturali dell’Osservatorio del Nord Ovest di Assolombarda, stilato lo scorso dicembre. “Dal punto di vista procedurale, si segnala che diverse opere essenziali e connesse non hanno ancora un progetto preliminare approvato, con possibili ripercussioni sulla possibilità di realizzare gli interventi in tempo per l’Expo”. Una simile situazione potrebbe addirittura tradursi in una rinuncia all’organizzazione dell’esposizione. Il regolamento del Bie (Bureau International des Expositions) prevede la possibilità di ritirarsi dall’Expo tramite il pagamento di forti penali. Il ritiro, a partire da maggio 2012 e fino ad aprile 2013, comporterebbe una penale di 51,6 milioni di euro. Opzione che tutti stanno tentando di allontanare con i dovuti scongiuri. La conseguenza sarebbe infatti uno smacco inestimabile all’immagine del nostro Paese e l’abbandono improvviso di cantieri ancora in corso d’opera.