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Covid: domande e risposte a un anno dallo scoppio della pandemia

Mascherine, visiere, igiene, efficacia dei test e delle cure, attesa per il vaccino, diffusione del virus… A quasi un anno di distanza dallo scoppio della pandemia in Cina e del suo arrivo in Europa, sono ancora molti gli interrogativi e i dubbi che riguardano il Covid-19 e le misure più adeguate per contenere il contagio. Sulla base delle attuali conoscenze - e senza pretendere di dare risposte definitive, che molto spesso dividono gli stessi scienziati - ecco alcune delle domande che più frequentemente le persone si pongono in questo periodo così difficile e pieno di incertezze.

1. Quali sono le mascherine più efficaci?

Uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto dai ricercatori del dipartimento di fisica della Duke University ha cercato di fare chiarezza su un tema molto dibattuto. Guidati dal professor Martin Fischer, gli studiosi hanno selezionato e testato 14 diversi tipi di mascherine. I risultati migliori sono stati forniti dalla mascherina N95 (FFP2) senza valvola, subito seguita da quella chirurgica. Buoni risultati sono stati ottenuti anche con mascherine in polipropilene e con quelle in cotone fatte in casa. La protezione di gran lunga peggiore è quella di bandane e scaldacollo.

2. E’ possibile riammalarsi di COVID-19?

L’immunità acquisita dopo la guarigione non protegge sempre da un secondo contagio. È un evento raro, che però si è già verificato nel mondo. Lo conferma anche uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine e condotto dal team del Laboratorio COVID dell’Istituto Europeo di Oncologia, guidato dai ricercatori Federica Facciotti, Marina Mapelli e Sebastiano Pasqualato, secondo cui l’immunità (soprattutto quella dei pazienti meno gravi) si dimezza entro un mese dalla guarigione. Dunque, anche chi ha già contratto il virus non deve mai abbassare la guardia. Confermano questa tesi anche alcuni studi cinesi e inglesi.

3. In quali luoghi il contagio avviene più frequentemente?

Qualsiasi situazione in cui le persone si trovino nelle immediate vicinanze per lunghi periodi di tempo aumenta il rischio di trasmissione. Gli ambienti interni, soprattutto quelli in cui la ventilazione è scarsa o assente, come i mezzi di trasporto pubblici ma anche i negozi, le palestre, i centri commerciali, i cinema e i teatri sono più rischiosi dei contesti esterni.

4. Quanto è utile la visiera?

Le visiere possono essere utili come ulteriore strumento di protezione dal virus, ma uno studio sperimentale pubblicato sulla rivista Physics of Fluids da Siddhartha Verma e colleghi della Florida Atlantic University ha verificato che non sono efficaci nel contenere le goccioline di saliva espulse dalla persona che le indossa. “Col tempo, le goccioline possono disperdersi nelle direzioni sia longitudinali sia laterali, anche se la loro concentrazione diminuisce con la distanza”, si legge nello studio.

5. Quanto tempo bisogna aspettare prima di fare il tampone dopo essere entrati in contatto con un positivo?

Innanzitutto, il tempo che intercorre tra l'esposizione al Covid-19 e la manifestazione dei primi sintomi è, in media, di 5-6 giorni, anche se può variare tra uno e 14 giorni. Per questo motivo si consiglia a chi è entrato in contatto con un positivo di rimanere in isolamento per 14 giorni. Ora la comunità scientifica insiste sul fatto che tale isolamento dovrebbe durare almeno 10 giorni prima di sottoporsi al tampone per verificare la propria negatività. In generale la positività può essere riscontrata a 48-72 ore di distanza dal contatto con la persona positiva al virus. Dunque di certo è inutile mettersi in fila il giorno dopo il contatto con un positivo, perché l’esito potrebbe essere un falso negativo. Ma potrebbero volerci anche 10 giorni perché la carica virale si sviluppi appieno.

6. L'eventuale vaccino contro il Covid-19 protegge anche dagli altri ceppi del corona virus?

No, si tratta di vaccini separati. Tuttavia, il vaccino antinfluenzale è fortemente raccomandato perché aiuta ad evitare confusione con il Sars-Cov-2 se si sviluppano i sintomi, consentendo l'isolamento precoce di possibili casi di Covid.

7. Esiste una correlazione tra inquinamento, smog e diffusione del virus?

Secondo l’Oms non esistono ancora evidenze che confermino che condizioni meteorologiche o climatiche possono avere un impatto sulla trasmissione del virus, tant’è che l’infezione si è diffusa in tutte le regioni del mondo, da quelle fredde, a quelle più calde, aride e umide. Tuttavia, il cambiamento climatico può influenzare indirettamente la risposta alla pandemia, in quanto mina i determinanti ambientali della salute e pone ulteriore stress sui sistemi sanitari.

8. Quando potremo acquistare test per la rilevazione del virus Sars-Cov-2 in farmacia ed effettuarli autonomamente a casa?

Per ora l’unica regione italiana che ha avviato una campagna di screening in questo senso, con test sierologici rapidi e gratuiti prenotabili in farmacia (ma eseguibili solo all’interno della farmacia stessa) è l’Emilia-Romagna. Lo screening è riservato e su base volontaria, e possono richiederlo: alunni/studenti (0-18 anni e maggiorenni che frequentino la scuola secondaria superiore), loro genitori e nonni (anche se non conviventi), altri familiari conviventi, e studenti universitari che abbiano medico di medicina generale in regione. Si tratta di un test ‘pungidito’ i cui risultati sono disponibili entro appena 15 minuti.

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VIDEO - Coronavirus, primi casi di pazienti infettati due volte

9. Quali sono gli effetti collaterali di chi ha avuto il Covid nella maggior parte dei casi?

Gli studiosi hanno identificato la sindrome del Covid Lungo: anche quando si guarisce dal Covid-19 e il tampone è negativo, i sintomi possono restare per mesi. Ne ha sofferto, per esempio, l’87% dei 143 pazienti ricoverati a causa del coronavirus all’ospedale Gemelli di Roma tra marzo e maggio e poi diventati oggetto di uno studio. Più della metà provava spossatezza, ma altri sintomi erano dispnea (43,4%), dolori articolari (27,3%), dolori al petto (21,7%). Il 32% aveva almeno o due sintomi. Il 55% ne aveva tre o più. Nessuno presentava febbre.

10. Quanto è importante aprire le finestre e far ventilare una stanza?

Secondo una ricerca condotta dall’Università americana del Nuovo Messico e pubblicata sulla rivista Physics of Fluids, tenere le finestre aperte può aiutare a disperdere fino al 70% delle particelle che trasportano il Covid.

11. Il virus è stato creato in laboratorio?

Ecco cosa ha detto a questo proposito Giorgio Palù, professore di Microbiologia e virologia, parlando durante la settima edizione della Summer School 2020, evento annuale organizzato da Motore Sanità: “Non abbiamo certezze che il coronavirus sia naturale ma neanche che sia stato generato artificialmente in laboratorio, un consorzio di virologi al lavoro per la verità. Ci sono al momento due ipotesi sulla genesi del virus: la prima è che derivi dal laboratorio BL-4 di Wuhan dove venivano effettuati esperimenti sul coronavirus del pipistrello, l’altra è che sia naturale. Se il virus fosse naturale, ci dovrebbe essere un ospite intermedio che non abbiamo ancora trovato. L’ipotesi del laboratorio è al vaglio di un consorzio di virologi internazionali che sta valutando tutte le sequenze depositate di coronavirus animali e umane. Va detto che il virus umano ha alcune sequenze genomiche che non si trovano nel virus del pipistrello né in quello del pangolino”.

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12. Quando arriverà il vaccino contro il coronavirus?

Sono molti i potenziali vaccini contro il Covid-19 al momento in fase di studio e, secondo quanto dicono i governi di vari Paesi, Italia compresa, le prime dosi potrebbero arrivare già a cavallo fra 2020 e 2021. Ma il percorso è lungo: se un vaccino si dimostra sicuro ed efficace, deve essere prima approvato dai regolatori nazionali, poi prodotto e solo infine distribuito. L'Oms sta lavorando con partner in tutto il mondo per aiutare a coordinare le fasi chiave di questo processo.

13. Perché alcune persone “resistono” al virus meglio di altre?

Secondo l’Oms, la maggior parte delle persone (circa l'80%) guarisce dalla malattia senza bisogno di cure ospedaliere, il 20% si ammala gravemente e ha bisogno di ossigeno, mentre il 5% si ammala molto gravemente e necessita di terapie intensive. Le complicazioni che portano alla morte possono includere insufficienza respiratoria, sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), sepsi e shock settico, tromboembolismo e/o insufficienza a livello di organi, ma anche problemi al cuore, al fegato o ai reni. In questi mesi abbiamo avuto prova che chiunque, a qualunque età, può ammalarsi di Covid-19 e morire. Tuttavia, gli over 60 e chi soffre di problematiche come pressione alta, malattie cardiache e polmonari, diabete, obesità o cancro è più a rischio di sviluppare l’infezione in modo grave.

14. Quanto tempo dura l’infezione?

“Il tempo di degenza medio sui nostri primi 237 pazienti è stato di 19 giorni. La degenza media dei deceduti è di 8 giorni. È inoltre abbastanza certo che ci sono persone che stanno anche 4-5 settimane con sintomi lievi o nessun sintomo ma ancora espellono il virus e di conseguenza sono contagiosi. Poi ci sono quelli che hanno sintomi leggeri e non si accorgono di essere malati e quelli che pur avendo solo poca febbre per qualche gjorno restano a lungo positivi senza riuscire a negativizzarsi per tanto tempo”. Lo ha detto in un’intervista con Il Corriere della Sera il professor Massimo Galli, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano.

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15. Qual è il test più affidabile?

Il test molecolare è quello più accurato, oltre che quello più frequentemente utilizzato: i campioni del virus vengono raccolti dal naso e/o dalla bocca attraverso un tampone, dopodiché il materiale genetico virale viene amplificato fino a livelli rilevabili in modo da confermare un’infezione in atto anche a pochi giorni dall’esposizione, o comunque appena i sintomi si manifestano.

16. I guanti monouso sono utili a proteggersi contro il Covid?

Per l’Oms, l'uso di guanti monouso non è una misura di prevenzione comprovata in quanto non sostituisce l’importanza del lavaggio e dell’igienizzazione delle mani. Gli agenti patogeni, peraltro, possono entrare in contatto con la pelle delle mani attraverso piccoli buchi o tagli o durante la rimozione dei guanti stessi. Chi li indossa, inoltre, può trasferire questi agenti patogeni da una superficie con le mani guantate.

17. Quanto è utile il lavaggio più frequente delle strade durante l’emergenza sanitaria?

Il CDC non raccomanda la disinfezione di marciapiedi, strade o altri spazi esterni in quanto l'uso di disinfettante all'aperto non riduce necessariamente il rischio di contagio, che peraltro su questo tipo di superfici rimane molto basso. Non ci sono prove, infatti, che le superfici pedonali siano coinvolte nella trasmissione del virus. Inoltre l’ipoclorito contenuto nel disinfettante potrebbe aumentare la quantità di sostanze nocive nell'ambiente. La pulizia delle strade con saponi e detergenti convenzionali, secondo il CDC, è sufficiente.

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18. Cosa si intende con “contatto stretto”?

Secondo il Ministero, il “contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) di un caso probabile o confermato è definito come: una persona che vive nella stessa casa di un caso Covid-19; una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso Covid-19 (come, ad esempio, una stretta di mano); una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso Covid-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati); una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso Covid-19, a distanza minore di 2 metri e per almeno 15 minuti; una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio un’aula, una sala riunioni o la sala d’attesa di un ospedale) con un caso Covid-19 in assenza di Dispositivi di protezione individuali idonei; un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso Covid-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso Covid-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei; una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso Covid-19. Sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.

19. Quanto tempo resiste il virus sugli oggetti?

Le prove scientifiche attualmente disponibili mostrano che il tempo di sopravvivenza del virus sulle superfici cambia a seconda del tipo di superficie considerata. Per l’Istituto Superiore di Sanità questo tempo può variare da diverse ore (ad es. sulla carta) a diversi giorni (ad es. su plastica e acciaio inossidabile). Tuttavia tali informazioni devono essere interpretate con cautela e tenendo conto che la presenza del virus non indica necessariamente che questo sia vitale o potenzialmente infettivo. Ad ogni modo, l'uso di semplici disinfettanti, ad esempio quelli contenenti alcol (etanolo) o ipoclorito di sodio (candeggina), può uccidere il virus eliminando la sua capacità di infettare le persone. L’esperienza ci dice che i coronavirus si diffondano più spesso attraverso le goccioline respiratorie e non mediante il contatto tra corpo umano e superfici di vario tipo.

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20. Perché in inverno il virus si diffonde di più?

In realtà non sono le temperature ad influenzare direttamente la trasmissione del virus. A favorirne la trasmissione è piuttosto una serie di condizioni che più facilmente si verificano nei mesi invernali, come il fatto che si tenda a stare più spesso in locali chiusi, poco areati e soprattutto affollati. Luoghi in cui si è al riparo dal freddo, come i mezzi pubblici, uffici e case, ma che costituiscono anche una sorta di habitat per la circolazione dei patogeni.