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Deutsche Bank: Italia pericolosa mina vagante

Due i punti deboli dei mercati internazionali: Cina e Italia. Con la differenza che la prima è una tra le prime potenze economiche al mondo e che, quindi, sarebbe in grado di riprendersi o per lo meno di gestire la situazione, considerata ancora la seconda, terza economia dell'area euro, trova ancora difficoltà a rimettersi in piedi dopo la crisi del 2008.

La view degli analisti di Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie)

Questa, in estrema sintesi, l'analisi della divisione di ricerca della Deutsche Bank che ha individuato, tra le fonti dei possibili shock finanziari, proprio queste due zone, i punti focali di una possibile crisi nell'immediato futuro. In particolare Jim Reid, Nick Burns, Sukanto Chanda e Craig Nicol, parte dell'equipe che ha elaborato il paper, lanciano l'allarme sulla crescita del paese, in grave pericolo a causa di una forte incertezza politica all'orizzonte con l'arrivo delel prossime elezioni politiche dove i movimenti populisti sembrano continuare una corsa che solo in pochi ritenevano esaurita. Non solo ma la crescita stessa è di per sè in costante declino dal momento che fa sempre peggio da una generazione all'altra. A questo si aggiunga anche un settore del credito ancora fragile e bloccato da tossicità nei conti che per essere gestite richiedono tempo, energia e risorse anche economiche. Ciliegina sulla torta: l'ormai ancestrale debito pubblico che non accenna a diminuire, anzi, ha da tempo imboccato la via opposta. La conferma arriva dagli ultimi risultati: a maggio la cifra arrivava al record di 2.260 miliardi per salire poi a 2.270 a giugno e toccare nuove vette con i 2.278 di luglio e i 2.300 di agosto.

Debito e populismo, dunque, gli ingredienti più pericolosi e che l'Italia ha in toto. Tornando al report di Deutsche Bank, tra gli elementi da tenere d'occhio restano anche, più in generale, i bilanci delle banche centrali ormai enormi, tassi di interesse ai minimi e, come detto, una generale perdita di fiducia nei partiti politici tradizionali.

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Le prospettive per le banche centrali

Le banche centrali tra cui la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca d'Inghilterra sono ormai indirizzate, sebbene con tempistiche e modalità differenti, in una serie di tagli sui programmi di riduzione degli stimoli economici che hanno incluso, per oltre 10 anni, acquisti di trilioni di dollari di asset di vario genere che, col tempo, hanno aiutato a puntellare l'edificio finanziario di intere nazioni. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) report gli analisti ricordano che "la storia suggerisce che ci saranno conseguenze sostanziali a causa dell'elevato livello degli asset globali all'interno di un panorama mondiale senza precedenti. Imoltre, dati i reiterati piani di stimolo e le diverse strategie adottate per un tempo eccezionalmente prolungato, esiste il pericolo concreto che le banche centrali e i governi possano trovarsi senza munizioni in caso di una eventuale crisi nata proprio dai fattori sopra elencati: in questo casi i tassi già quasi zero, potrebbero essere difficilmente tagliati, così come l'intervento delle banche centrali, ormai sature, sarebbe limitato. Finora le redini sono state prese e mantenute dai governatore delle banche centrali i quali, nonostante le svariate iniziative, non sono riusciti a rianimare l'inflazione e a stimolare la ripresa dei salari e, quindi, del potere d'acquisto. Ma in caso di una crisi i responsabili delle istituzioni finanziarie, non avendo ormai più munizioni, potrebbero essere costretti a lasciare il campo ai rappresentanti della politica i quali si potrebbero dimostrare ancora più impotenti o addirittura incapaci con l'adozione di strategie potenzialmente letali.

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