Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.249,77
    +310,02 (+0,91%)
     
  • Dow Jones

    38.239,66
    +153,86 (+0,40%)
     
  • Nasdaq

    15.927,90
    +316,14 (+2,03%)
     
  • Nikkei 225

    37.934,76
    +306,28 (+0,81%)
     
  • Petrolio

    83,66
    +0,09 (+0,11%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.730,07
    -747,55 (-1,24%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.327,32
    -69,22 (-4,76%)
     
  • Oro

    2.349,60
    +7,10 (+0,30%)
     
  • EUR/USD

    1,0699
    -0,0034 (-0,32%)
     
  • S&P 500

    5.099,96
    +51,54 (+1,02%)
     
  • HANG SENG

    17.651,15
    +366,61 (+2,12%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.006,85
    +67,84 (+1,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8558
    -0,0015 (-0,18%)
     
  • EUR/CHF

    0,9770
    -0,0015 (-0,15%)
     
  • EUR/CAD

    1,4613
    -0,0036 (-0,25%)
     

Disoccupazione: persi 186mila posti di lavoro in 2 mesi, secondo Confindustria

186mila posti di lavoro persi in due mesi (82mila a novembre e 104mila a dicembre 2012) a fronte di un tasso di disoccupazione che, nell'ultimo trimestre dello scorso anno, è arrivato all'11,2% (+0,5 punti percentuali rispetto al precedente trimestre). Sono questi alcuni dei dati più importanti (e preoccupanti) dell'ultimo rapporto Congiuntura flash del Centro Studi di Confindustria, appena pubblicato. La perdita di posti di lavoro ha quindi subito un'accelerazione alla fine dell'anno scorso. Non solo, ma emergono anche segni di scoraggiamento, dal momento che la forza lavoro (cioè la somma di coloro che hanno un'occupazione e di coloro che la cercano), che finora era cresciuta, si è invece ridotta dello 0,4% nel mese di dicembre.
I settori più in crisi sono i servizi e le costruzioni, mentre il manifatturiero mostra segni di ripresa grazie all'aumentare degli ordini dall'estero. Il rapporto segnala comunque come la domanda interna sia in costante diminuzione, ricordando il crollo delle immatricolazioni di automobili, che solo a gennaio 2013 sono diminuite ancora dell'8,2% rispetto a dicembre 2012. D'altronde, la fiducia delle famiglie è calata a 84,6 (dal dato precedente di 85,7) per via dei bilanci familiari sempre più incerti e risicati. E, come in un enorme serpente che si morde la coda, anche il credito che le banche concedono alle imprese è sempre più ridotto, a condizioni peggiori e per un tempo inferiore, per la paura che queste non siano poi in grado di restituire i prestiti. Profezia che, proprio per quest'atteggiamento delle stesse banche, tende ad autoavverarsi nella spirale di questo circolo vizioso, dal momento che la stretta sul credito mette in ginocchio molte imprese che invece potrebbero beneficiare di una maggiore liquidità.
Tutto questo quadro si accompagna a un calo del PIL italiano nel quarto trimestre 2012 superiore alle attese: -0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L'ISTAT ha reso noto qualche giorno fa che la variazione acquista del PIL italiano per il 2013 è di - 1,0%. Le previsioni e le stime per il futuro prossimo, quindi, nonostante alcuni segni che lasciano ben sperare come la già citata ripartenza del settore manifatturiero e dell'export in generale e gli indici anticipatori della domanda interna che sembrerebbero suggerire un miglioramento a venire, andranno verosimilmente riviste al ribasso.