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Dollaro-Euro, parità in vista

Superate il referendum italiano, i mercati rivolgono nuovamente la loro attenzione alle banche centrali, chiamate a dare risposte importanti. Ieri giovedì 8 dicembre Mario Draghi non ha deluso le aspettative, riuscendo anzi a superare le attese degli operatori, annunciando un prolungamento del Quantitative Easing per tutto il 2017, oltre la scadenza prevista per il prossimo marzo.

La proroga del QE comporterà da marzo di una diminuzione dei volumi mensili negli acquisti (da 80 a 60 miliardi di € a partire da aprile 2016) e una revisione dei criteri di acquisto.

La reazione non si è fatta attendere con un movimento su EUR/USD molto ampio: poco prima dell’annuncio di Draghi il tasso di cambio ha raggiunto un massimo vicino a 1.09, al di sopra del livello di resistenza settimanale individuata con i pivot point, per poi scivolare rapidamente fino al minimo di 1.0633 (vedi sotto).

Fonte: Piattaforma NextGeneration di CMC Markets (Londra: CMCX.L - notizie) ; dicembre 2016

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Come possiamo osservare dal grafico settimanale siamo in prossimità dei minimi di 1.0462 toccati ad inizio 2015 e una rottura di quel livello potrebbe aprire nuovi scenari ribassisti, con target di 0.95, prezzo che non è più stato toccato dal lontano 2002.

Fonte: Piattaforma NextGeneration di CMC Markets; dicembre 2016

La palla ora passa alla Fed, per il meeting del 14 dicembre, con il mercato che dà per scontato un rialzo dei tassi dello 0.25%. Sarà molto importante scoprire quali saranno i passi successivi delineati da Janet Yellen per il 2017 durante la conferenza stampa. Non va escluso che la parità nei confronti dell’euro sia raggiunta prima della fine del 2016.

Le mosse della Fed saranno fondamentali anche per le valute dei paesi emergenti, le cui economie sono spesso dipendenti dall’andamento del dollaro americano. Quando venne lanciato il piano di QE dalla Fed nel 2008 un ingente flusso di capitali venne indirizzato verso questi paesi alla ricerca di rendimenti. Un’eventuale stretta della Fed potrebbe invertire il flusso, generando instabilità in mercati come quello cinese, come abbiamo già visto nell’agosto del 2015.

Dall’elezione di Donald Trump a presidente, si è generato un forte rally che ha riaggiornato i massimi storici del dollaro nei confronti di alcune di queste valute. Non possiamo non partire con il reminbi, data l’importanza sistemica di questa valuta e delle implicazioni che può avere una svalutazione troppo veloce dello yuan.

Fonte: Piattaforma NextGeneration di CMC Markets; dicembre 2016

Il trend rialzista è estremamente forte e nel corso dell’anno la banca centrale cinese ha incontrato seri problemi a contenere questo slancio. In questo momento siamo in prossimità del livello di 7 yuan per 1 dollaro e non è da escludere che dopo la correzione di fine novembre possa ripartire di slancio il movimento rialzista. Molto simile a questo grafico è anche il grafico della lira turca.

Fonte: Piattaforma NextGeneration di CMC Markets; dicembre 2016

Il movimento della lira turca è molto simile a quello evidenziato per lo yuan, con la sola differenza che l’ultimo pullback è avvenuto ad inizio dicembre. A pesare su questo cambio negli ultimi mesi è stata anche la forte instabilità del paese, che ha conosciuto nei mesi scorsi uno dei più anomali tentativi di colpo di stato degli ultimi anni. La rottura del livello i 3.6 in questo caso potrebbe aprire nuovi scenari rialzisti. Questi cambi, anche se meno usati dalla clientela retail per gli alti costi di transazione, dovranno essere monitorati attentamente per misurare le conseguenze del rialzo dei tassi americani sulle economie emergenti.

A cura di Giorgio Benetti, Analista di CMC Markets

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