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Domani il decreto sul rientro dei capitali in Consiglio dei ministri

ROMA (Reuters) - Il nuovo regime della collaborazione volontaria per incentivare l'emersione dei capitali detenuti illegalmente all'estero sarà domani sul tavolo del Consiglio dei ministri. Due fonti governative spiegano che il decreto legge è "sostanzialmente definito" dopo che il ministero dell'Economia ha sciolto gli ultimi dubbi sull'autoriciclaggio, uno dei capitoli più importanti dell'operazione. Il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi alle 15,30, al ritorno del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, dal World economic forum di Davos. Oltre a prevedere la depenalizzazione di fatto dei reati tributari per chi aderisce alla 'voluntary disclosure' italiana, il decreto estende la punibilità per riciclaggio anche all'autore del reato da cui proviene il denaro occultato al fisco. Oggi, infatti, il contribuente italiano può eludere la contestazione del riciclaggio commettendo il cosiddetto 'reato presupposto', come ad esempio l'appropriazione indebita. La collaborazione volontaria ricalca lo schema che hanno adottato gli Stati Uniti nel 2009 ed è esclusa nel caso in cui il contribuente presenti la richiesta dopo aver già ricevuto contestazioni: accessi, ispezioni, verifiche o anche l'invio di un semplice questionario da parte dell'Agenzia delle entrate. MASSIMO 3 ANNI PER LA DICHIARAZIONE FRAUDOLENTA Il contribuente dovrà versare in un'unica soluzione le somme dovute, rivelando l'esatta consistenza dei propri redditi con tanto di prove documentali. Chi aderisce non rischierà di vedersi contestare i reati penali di omessa dichiarazione o dichiarazione infedele. Nel caso, invece, del più grave reato di dichiarazione fraudolenta con false fatturazioni o altri artifici contabili, la pena sarà diminuita "fino alla metà", cioè da un minimo di 9 mesi a un massimo di 3 anni (oggi va da 18 mesi a 6 anni). Sconti anche sulle sanzioni per chi non dichiara le attività detenute all'estero nel quadro Rw di Unico. Il decreto riduce alla metà del minimo edittale - dal 3 all'1,5% dell'importo non dichiarato - la sanzione per chi ha trasferito capitali in Stati che consentono un effettivo scambio di informazioni". Nei casi diversi, i paradisi fiscali come il Lussemburgo o i cantoni svizzeri, la sanzione è determinata nella misura del minimo edittale ridotto di un quarto, quindi il 4,5%. Resta da chiarire se il decreto introdurrà incentivi specifici per chi farà rientrare fisicamente i capitali in Italia. Analoghe iniziative adottate tra il 2009 e il 2010 - gli ultimi due scudi fiscali targati Giulio Tremonti - hanno portato a risultati fallimentari perché il grosso dei capitali regolarizzati è rimasto all'estero. IL NEGOZIATO CON LA SVIZZERA La bozza circolata il 12 dicembre stabiliva che la collaborazione volontaria fosse valida fino al mese di settembre del 2016. Una delle fonti spiega che la finestra temporale potrebbe essere ridotta di un anno. La logica dell'operazione è incentivare i contribuenti ad autodenunciarsi prima che entrino in vigore gli accordi internazionali sullo scambio automatico di informazioni con gli Stati a fiscalità agevolata, a cominciare dalla Svizzera. L'Italia ha riaperto da mesi il negoziato con la Confederazione elvetica ma l'accordo, anche se fosse firmato a breve, richiede tempi lunghi di implementazione. L'intesa va tradotta in un testo di legge che i Parlamenti dei due Stati devono approvare. L'architettura istituzionale della Svizzera prevede poi procedure vincolanti per sottoporre a eventuali referendum i trattati internazionali. "Quand'anche l'accordo fosse firmato tra un mese, non entrerà in vigore ragionevolmente prima del 2016", spiega una delle fonti. Nei cantoni elvetici si concentra buona parte dei capitali italiani non dichiarati al fisco. Cifre ufficiali non esistono sebbene numerosi osservatori e analisti tendano ad accreditare valori imponenti, da un minimo di 120 a un massimo di 200 miliardi.