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"E ora l'Italia sfrutti l'adrenalina di Wembley per la ripresa"

Italy's Prime Minister, Mario Draghi (L) holds with Italy's coach Roberto Mancini (C) and Italy's defender Giorgio Chiellini (R) the UEFA EURO 2020 trophy as players of Italy's national football team arrive to attend a ceremony at the prime minister's office Palazzo Chigi in Rome on July 12, 2021, a day after Italy won the UEFA EURO 2020 final football match between Italy and England. (Photo by Tiziana FABI / AFP) (Photo by TIZIANA FABI/AFP via Getty Images) (Photo: TIZIANA FABI via Getty Images)

Cosa vuol dire vincere gli europei nel 2021, dopo un anno e mezzo di pandemia e lockdown e alla vigilia dell’implementazione del Next Generation Eu, il più grande piano europeo di riforme e investimenti per rilanciare l’economia? Cosa vuol dire per l’Italia che ha avuto sulle spalle la responsabilità di battere l’Inghilterra in finale, facendo sognare tutta l’Unione Europea e anche la Scozia e l’Irlanda, desiderose di ‘rivincita qualunque sia’ sulla Brexit? Cosa significa per l’Italia, che dopo aver sbrigato l’affare Wembley ieri sera, ora ha il compito di concretizzare il più grande dei piani europei di ripresa e resilienza per se stessa, ma soprattutto per salvare tutta l’Ue dalla recessione? C’è una scia da sfruttare tra Wembley e Roma?

Sì. Ma per trovare le risposte serve a poco inseguire le previsioni economiche legate alla vittoria, le stime di Coldiretti comunque prevedono un effetto da +0,7 per cento del pil. Conviene molto di più riflettere sul ‘qui e ora’ della vittoria, sull’entusiasmo che ha ispirato e che “ora mi auguro sia capitalizzato”, argomenta Michele Uva, direttore di “Football & Social Responsability” della Uefa, uno che della tela di rapporti tra calcio, società ed economia si occupa ogni giorno, lavoro e passione. In altre parole, argomenta Uva, vale la pena seguire la “passione”, appunto, che “nella vittoria, esalta; nella sconfitta, deprime” e che ora per gli italiani è pura “adrenalina”.

“Parlando in termini manageriali, i grandi progetti si fanno o quando vinci oppure quando perdi e tocchi il fondo - continua Uva in questa chiacchierata con Huffpost - Ora parlo da italiano: oggi abbiamo vinto, è un momento che può servire a pensare qualcosa di positivo, mi auguro si possa costruire qualcosa che onori la legacy della vittoria. Mi auguro che il governo, la Federazione Italiana Calcio possano capitalizzare il risultato in termini sociali, economici e termini sportivi per i prossimi sei-otto anni per dare profondità alla vittoria. Anche perché, come dice Draghi, bisogna stare uniti per ottenere qualcosa”.

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E perché l’entusiasmo e l’unità di una folla che festeggia in piazza da ieri notte e anche oggi davanti al Quirinale e Palazzo Chigi, insieme alla nazionale ricevuta prima da Sergio Mattarella e poi da Mario Draghi, è una certezza preziosa per il morale di una nazione abbattuta dal covid e bisognosa di ‘fiducia’ in se stessa, l’ingrediente psicologico che fa bene a ogni economia. Una fortuna, come essere arrivati in finale a Wimbledon con Matteo Berrettini, scrive anche il New York Times, elencando le cose positive che stanno capitando all’Italia in questo periodo, mettendoci insieme anche il fatto che più della metà della popolazione sia vaccinata, i ristoranti e i bar hanno aperto, i miliardi di euro dall’Ue e “anche ciò che era inimmaginabile, come lo snellimento di una burocrazia paralizzante”. Tutto ciò “ora è visto come plausibile”, scrive il Nyt, e ”ha portato l’Italia in una posizione più forte rispetto ai suoi vicini europei in cui abbondano incertezza politica e tensione, ma nulla unisce il Paese come una grande vittoria di calcio”.

“Avete rafforzato il senso di appartenenza all’Italia - dice Draghi parlando agli Azzurri nel cortile di Palazzo Chigi - e ci avete messo al centro dell’Europa, come dimostrano i tanti messaggi di congratulazioni che ho ricevuto dalle capitali europee”. Contenta Ursula von der Leyen, che alla vigilia della finale aveva dato il la alle istituzioni europee per fare ‘coming out’ sul tifo per l’Italia. Contento pure il Papa, che si congratula dal ricovero al Gemelli, cuore che esulta anche per la vittoria della sua Argentina alla finale della Copa America contro il Brasile. “Ora gli italiani possono finalmente gioire con noi”, dice il commissario tecnico Roberto Mancini alla cerimonia al Quirinale. “Quella seconda parata dell’ultimo rigore ha reso felici milioni di persone. Non soltanto in Italia. Complimenti e grazie”, sottolinea il capo dello Stato.

Il momento storico è quello che è: spietato. Dopo il piano straordinario varato dall’Ue per rimettere in carreggiata tutta l’economia europea già fiacca prima del covid, soprattutto in Italia, dopo un lodevole sforzo politico ma pur sempre un po’ grigio, perché la politica oggi non brilla dei mille colori di partecipazione entusiasta e positiva, serviva un innesco per accendere la passione, scintilla di ogni intendimento.

“Agli europei - argomenta Uva - hanno partecipato 55 federazioni. Il più grande messaggio di vittoria di Euro2020 è di aver dato il segnale che si può e si deve tornare a un regime di vita ‘normale’, con le dovute precauzioni per la tutela della salute. A Wembley è entrata solo gente con test negativo al covid oppure spettatori vaccinati. Mi dispiace che le Olimpiadi si terranno senza pubblico. Ma è un bene che gli europei abbiano dimostrato che si può tornare allo stadio. E anche gli ascolti di questo campionato sono stati straordinari. Euro2020 ha rimesso in moto la macchina della pubblicità, tutto un indotto economico che da un anno e mezzo era caduto in crisi. Solo in Gran Bretagna, gli Europei di calcio sono stati il terzo evento più seguito della tv britannica”.

“Bisogna mettersi insieme nelle difficoltà e anche nella vittoria - conclude Uva - senza pensare agli interessi particolari. Il momento della vittoria è anche il momento per programmare oltre, soprattutto sul piano delle infrastrutture in Italia”.

Una è fatta, Wembley. Ora c’è tutto il resto, dalla ripresa economica alla lotta alle varianti del covid. Ma visto che, soprattutto sul primo punto, il grosso del peso è su spalle italiane, non poteva andare meglio di così per tutta l’Unione Europea, Brexit o non Brexit. Serve che il primo a partire sul Next Generation Eu stia su col morale, immerso nella “coesione” che – lo sottolinea Draghi – lo sport sa ispirare. Energia pura.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.