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ECONOMICA - Bassi aumenti salari e incertezza politica rischio per consumi Italia

Saldi a Milano. Foto del 31 gennaio 2012. REUTERS/Stefano Rellandini (Reuters)

di Luca Trogni

MILANO (Reuters) - Il 2017 ha segnato il ritorno della crescita italiana attorno all'1,5% dopo sette anni. In un quadro economico meno critico, anche grazie alla ripresa degli investimenti nella parte finale dell'anno, manca ancora all'appello la voce 'salari'.

Nella prima parte del 2017 i consumi non ne hanno risentito grazie a una maggiore propensione a spendere, a scapito dei risparmi, da parte degli italiani.

Ma già nel terzo trimestre la propensione al risparmio è tornata a crescere, prendendosi gran parte del maggior reddito disponibile.

E un'ulteriore spinta in questa direzione potrebbe arrivare dal probabile clima di incertezza politica dopo le elezioni del 4 marzo.

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Il passato più recente, come ha certificato plasticamente l'Istat, mostrano che nel 2017 le retribuzioni italiane sono rimaste al palo con un rialzo della paga oraria che si è fermato allo 0,6%.

Nè per quest'anno sono attesi cambiamenti significativi.

"Prometeia prevede tassi di crescita contenuti delle retribuzioni, nell'ordine dell'1% per il 2018 e il 2019" dice Stefania Tomasini, a capo dell'area macro dell'istituto bolognese.

Questa sostanziale stasi salariale potrebbe impattare quindi sui consumi, una voce da oltre 1.000 miliardi che da sola rappresenta il 60% del Pil.

Lo scorso anno, la politica economica del governo Gentiloni e il buon andamento degli investimenti sui mercati finanziari hanno contribuito a sostenere il reddito disponibile delle famiglie. Ma nel 2018, anno elettorale, non ci sono certezze per le scelte del prossimo governo, nè per un trend altrettanto positivo dei mercati.

Il ritorno a risparmiare di più a scapito dei consumi visto nel terzo trimestre, secondo l'Istat, potrebbe proseguire.

"Comportamenti prudenziali da parte delle famiglie sono attesi proseguire anche nei prossimi mesi: a gennaio i giudizi sulle opportunità attuali di risparmio sono migliorati sensibilmente" ha scritto recentemente l'istituto.

A monte di queste ricadute è in primo luogo la prolungata stasi salariale.

A provocarla è un insieme di fattori.

Il tasso di disoccupazione a due cifre che caratterizza ancora l'Italia evita sul nascere, con l'eccezione di alcune singole mansioni, pressioni salariali. A questo si aggiungono le regole del Jobs Act che, in una situazione lontana dalla piena occupazione, riducono gli spazi di rivendicazione dei dipendenti non più protetti dalle garanzie dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Il confronto internazionale è impietoso. La Germania ha attualmente un tasso di disoccupazione al 3,6%, il livello fisiologico di un sistema economico in ottima forma che può quindi consentirsi accordi salariali, come quello recentemente ottenuto dall'IG Metall, che garantiscono ai lavoratori buoni aumenti e grande flessibilità.

Ma anche l'analisi dell'intera zona euro mostra un tasso di disoccupazione tra l'8 e il 9% e una dinamica salariale attorno al 2% da cui l'Italia rimane lontana.

Il 2017 ha così confermato, in Italia, la fase di rinnovi contrattuali delle diverse categorie con aumenti salariali contenuti.

A fare da apripista una categoria tradizionalmente agguerrita come quella dei metalmeccanici che ha accettato un contratto in cui gli aumenti retributivi sono molto modesti e lasciano spazio a misure di welfare a favore dei lavoratori.

Ed è di questa mattina il rinnovo del contratto della scuola che riguarda 1 milione e 200.000 dipendenti pubblici. Gli aumenti salariali da 80 a 100 euro arrivano, a tre settimane dal voto politico, dopo quasi 10 anni di blocco contrattuale.

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