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ECONOMICA - Italia, su deficit strutturale 2017 la nuova sfida con Ue

La sede della Commissione Ue a Bruxelles, il 20 aprile scorso. REUTERS/Francois Lenoir (Reuters)

di Luca Trogni MILANO (Reuters) - Non far crescere il deficit strutturale il prossimo anno. Il laborioso confronto sulla manovra economica per il 2017 che attende a Bruxelles il ministro Padoan verterà con tutta probabilità attorno all'andamento di questo indicatore. La scorsa primavera, a fronte dell'ottenimento di ampia flessibilità per i conti pubblici 2016, il governo si era impegnato a ridurre il deficit strutturale 2017 dello 0,1% del Pil. Da allora il quadro si è complicato. Il rallentamento della crescita degli ultimi mesi porterà con tutta probabilità Padoan a rivedere al ribasso la stima del Pil del prossimo anno, attualmente ancora a +1,4%. Le più recenti stime, quelle di Ocse e Prometeia, la collocano allo 0,8%. Teoricamente il deficit strutturale, essendo depurato dagli effetti del ciclo economico, non dovrebbe risentirne ma negli scorsi anni per quello italiano si è invece registrato un parziale peggioramento. Per questo Padoan, spalleggiato da altri sei Paesi Ue, ha chiesto a Bruxelles una revisione del metodo di calcolo dell'output gap, indicatore della differenza tra crescita potenziale ed effettiva che viene utilizzato per il calcolo del rapporto tra deficit strutturale e pil. In attesa del verdetto della Commissione europea un piccolo sostegno arriva dalla revisione dei conti nazionali diffusa oggi da Istat. I nuovi dati evidenziano una maggiore crescita di consumi delle famiglie e investimenti rispetto ai dati precedenti. Un positivo effetto trascinamento per quest'anno sarebbe più leggibile conoscendo lo spaccato dell'ultimo trimestre ma resta un'indicazione positiva per un 2016 avaro di soddisfazioni in campo macroeconomico. Per il 2017 l'obiettivo dell'1,8% del deficit/pil, cinque decimi in meno del target 2016, ma anche quello dell'1,1% relativo al deficit strutturale rimangono comunque improbi. L'Italia potrà sfruttare qualche margine che la complicata situazione offre senza particolare contrattazione. Di fronte alla minore crescita attesa anche il vice-presidente della Ue Dombrovskis ha riconosciuto che per l'Italia, solo per questo fattore, vi sarà qualche spazio di flessibilità. E da un punto di vista contabile il possibile sforamento del deficit strutturale di fine 2016 rispetto all'1,2% promesso costituirebbe un punto di partenza più favorevole per l'aggiustamento 2017. Le uniche spese che la Commissione accetterà di scorporare per il calolo del deficit, dicono due fonti della Commissione europea, saranno quelle per la ricostruzione post-terremoto e quelle per la gestione dei migranti per la parte eccedente le uscite degli anni precedenti. Si tratta di voci contenute che non comprendono nè il piano casa, nè il piano scuola. Renzi per i danni del terremoto ha indicato la cifra minima di 4 miliardi, a cui però si ovvierà non solo nel 2017. Un terzo anno di maxi-flessibilità, almeno al momento, non sembra sul tavolo. Le dichiarazioni di colombe come Juncker e Moscovici finora non aprono grandi spazi. Le nuove stime macroeconomiche contenute nella nota di aggiormamento del Def, attesa per il 27 settembre, evidenzieranno la scelta del governo. Sapendo che, senza il rispetto dell'obiettivo per il deficit strutturale, la Commissione potrebbe aprire quella procedura di infrazione che negli ultimi anni l'Italia ha sempre evitato nonostante il suo inserimento nei paesi con squilibri eccessivi. - ha collaborato Francesco Guarascio Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia