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Elezione presidenti delle Camere. C'è da preoccuparsi. Forse sì

Cresce l’attesa per la prima di Powell da presidente della Fed e alle prossime decisioni sui tassi di interesse, da tutti visti in rialzo. Intanto dopo due settimane l'Italia sta muovendo, politicamente, i primi passi dopo le elezioni del 4 marzo, con la scelta dei presidenti delle Camere. Ma a cosa guardano realmente i mercati? La risposta Vincenzo Longo Market Strategist di IG

Cresce l’attesa per la prima di Powell da presidente della Fed. Ma a cosa guardano realmente i mercati?

Questa sera, dopo il comunicato di politica monetaria del FOMC, prenderà la parola Jerome Powell, che presiederà la conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi. Il rialzo dei Fed Funds, che con ogni probabilità saranno portati nel range 1,50-1,75%, è ormai incorporato nei prezzi, pertanto tutte le attenzioni saranno catalizzate sui grafico dot plot, che sintetizza le aspettative dei governatori sul livello dei tassi dei prossimi due anni e nel lungo termine. Il mercato è sintonizzato su tre rialzi per l’anno in corso e il prossimo, pertanto ogni modifica potrebbe avere un impatto rilevante. Noi continuiamo a credere che quattro rialzi per l’anno in corso possano non essere sostenibili per l’economia a stelle e strisce. Non escludiamo, inoltre, che la Fed si mostri più cauta alla luce dei recenti sviluppi arrivati dall’amministrazione Trump sul protezionismo. Potrebbe essere un aspetto che gli investitori apprezzerebbero, almeno nel brevissimo termine, dato che sarà interpretato come un atteggiamento cauto da parte della Banca centrale nel processo di rialzo dei tassi.

In Italia, intanto, si avvicina l’elezione dei presidenti delle Camere. È ora di preoccuparsi?

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Probabilmente sì. La data del 23 marzo è importantissima, dato che segna ufficialmente l’inizio delle consultazioni tra i vari partiti. Inoltre, lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto sapere in passato che l’incarico verrà affidato a chi sarà in grado di eleggere i presidenti di entrambe le Camere. Attualmente, nessun partito è in grado di farlo, almeno alla Camera dei Deputati, pertanto saranno necessarie delle alleanze. Sinora il mercato ha snobbato un po’ i risultati elettorali e questo perché l’incertezza post voto era lo scenario più probabile. Gli stessi investitori hanno l’attenzione rivolta proprio all’appuntamento di venerdì, in grado di dare qualche indicazione preliminare del prossimo esecutivo. Negli ultimi giorni si è fatta spazio l’idea di un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e la Lega, che rappresenta l’ipotesi più euroscettica e anti-establishment, forse la meno favorevole per gli investitori. Se dovesse essere confermato ci aspettiamo che gli asset italiani, azionari e bond governativi, ne potrebbero risentire nel brevissimo. Si tratterà per lo più di un attacco speculativo nei confronti del Belpaese. Da inizio anno, il FtseMib ha messo a segno una performance di +4,4%, seconda in Europa solo al RTSI di Mosca (+9%). Saldi negativi per il Cac di Parigi (-1,2%), l’Ibex di Madrid (-3,5%) e il Dax di Francoforte (-4,6%). Questo ci spinge a pensare che il vento potrebbe presto cambiare.

Quanto vale sui mercati il recente accordo sulla Brexit annunciato a sorpresa lunedì scorso?

L’accordo segna un importante passo avanti nel processo della Brexit. Dopo l’intesa trovata sull’assegno di divorzio a dicembre scorso, l’Unione europea e il Regno Unito hanno convenuto in un periodo di transizione che partirà il 30 marzo 2019 (giorno di partenza ufficiale della Brexit) e terminerà il 31 dicembre 2020, solo qualche mese in meno rispetto alle richieste britanniche di 2 anni pieni. I cittadini Ue che andranno nel Regno Unito avranno gli stessi diritti di quelli che sono arrivati prima della Brexit. Allo stesso tempo, Londra si impegnerà a rispettare gli obblighi verso Bruxelles, ma avrà accesso al mercato comune. Rimane ormai solo aperta la questione irlandese, un aspetto non di poco conto come ha precisato lo stesso Barnier (“è necessario avere un accordo su tutto, altrimenti non ci sarà accordo su nulla”). Sebbene le notizie di oggi riducano le chance di una hard Brexit, la questione irlandese potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti sinora. L'apprezzamento della sterlina sembrerebbe riflettere in larga parte un allontanamento dell'hard Brexit, dato che il periodo di transizione contribuisce a diluire gli effetti economici negativi nel tempo. Nonostante tutto, siamo ancora scettici sulla sterlina e crediamo che queste discese costituiscano un'opportunità per gli investitori di medio lungo periodo. Riteniamo che i venti di protezionismo che si stanno levando dagli Usa rendono più vulnerabili le singole economie rispetto alla Ue.

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