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Europa caratterizzata dall'attesa

Visto il tono della seduta a Wall Street, l’opacità della seduta asiatica mi ha un po’ sorpreso. Se l’indecisione della parte emergente (con il grosso degli indici pressochè invariato) si può giustificare con l’incombere della testimonianza della Yellen, con potenziali ricadute su $ e tassi, il tonfo di Tokyo stona con il modesto rimbalzo dello Yen di stanotte. Va detto che la piazza giapponese veniva da un +3% e passa in 2 sedute, ed era arrivata a contatto con la resistenza costituita dai precedenti massimi, in area 19500 punti di Nikkei.

Sul fronte macro, newsflow corposo in Cina, con il CPI di gennaio a +2.5% anno su anno (massimo da maggio 14) da +2.1% e vs attese per 2.4%. Ancora più robusti i prezzi alla produzione, ai massimo dal 2011 (6.9% da 5.5% e vs attese per 6.5%). Il comparto materiali ha contribuito largamente a questo numero. In generale dati in grado di giustificare una stance monetaria moderatamente orientata al tightening, come quella attuale.

A mercati chiusi, la pubblicazione degli aggregati sul credito ha riservato altre sorprese. I new loans (2.03 bln vs 2.4 bln attesi) sono usciti sotto consenso ma comunque su un livello elevato. Ma il Total Social Financing ha segnato un nuovo record (3.74 bln vs 3 bln attesi) a dimostrazione che il sistema ha trovato altri strumenti di finanziamento (tipicamente bank acceptance bills e altri veicoli dello shadow banking system che ora vengono monitorati) rispetto ai new loans, recentemente oggetto di controllo da parte della PBOC. E’ evidente che c’è ancora del lavoro da fare per riportare il credito sotto controllo. Aspettiamoci ulteriori misure restritive nei prossimi mesi. E’ opinione comune che le autorità non vorranno causare un rallentamento prima del Congresso autunnale in cui si decide la nuova leadership, ma personalmente non credo vorranno arrivarci nemmeno col credito fuori controllo.

Con la Yellen al Senato nel primo pomeriggio, la mattinata europea è stata caratterizzata da un clima di attesa. Buone notizie per l’Italia con il GDP 2016 a 1.1% (ben sopra il nostro potenziale di crescita purtroppo) meno per la Germania (+0.4% nel quarto trimestre vs 0.5% atteso) ma l’economia tedesca continua a macinare su questi ritmi da parecchi trimestri. Btp e OAT hanno approfittato della calma relativa per recuperare un po’ contro un Bund nervoso in simpatia col treasury.

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Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo pomeriggio, sempre euforiche le piccole e medie imprese US (Optimism gennaio al nuovo record dal 2004, a 105.9 da 105.8 e vs attese per 105), mentre il PPI di gennaio mostra che in US le pressioni inflattive stanno crescendo, anche se ci metteranno un po’ a filtrare nei prodotti finiti.

Ma le attese principali erano per la testimonianza della Yellen alle 16. La Chairwoman ha effettivamente reso più incisiva la sua retorica, chiarendo che si attende che l’evoluzione macro richieda ulteriori graduali rialzi dei tassi, e che aspettare troppo sarebbe dannoso. Ma, pur ammettendo che una decisione in tal senso è possibile in ognuno dei prossimi meeting, non ha fornito alcun riferimento che lasci intendere una mossa imminente. Nel Q&A si è soffermata anche sulle dimensioni del bilancio FED, indicando che si potrà discutere eventualmente di un cambio della politica di reinvestimento dei proventi, ma non si intende usare fluttuazioni della size come strumenti di politica monetaria e comunque non ci sono piani di vendita o di riduzioni del bilancio al momento.

Il tono ottimista e i vari riferimenti alla direzione attesa della politica monetaria (normali visto che si tratta di una testimonianza semestrale e non di uno statement di cadenza poco più che mensile) hanno dato un impressione di aggressività alla testimonianza, in particolare se confrontata col FOMC d 2 settimane fa. Il dollaro ha accelerato e i bonds hanno accusato, mentre l’azionario ha oscillato leggermente. Successivamente, gli effetti “negativi” sull’azionario si sono dissolti, anche sugli emergenti, mentre bonds e divise hanno continuato a reagire positivamente in linea con quella che è la narrativa delle ultime sedute, ovvero una ripresa dei “Trump trades”. A fine giornata la probabilità di una mossa a marzo, misurata da bloomberg, è salita solo del 4% a 34%.

Al momento, il Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) sembra indirizzato verso l’ottava seduta positiva a fila, la nona su 10. L’RSI a 79, massimo dal luglio 2014, la dice lunga sull’estensione del movimento, e a mio modo di vedere, fornisce un utile riferimento di quello che potrebbe essere l’esito dell’attuale fase di mercato, visto che quel periodo di 2 anni e mezzo fa è anche l’unico, post crisi, in cui il vix ha girato per varie sedute, sui livelli attuali (sotto 11) .

Per la cronaca, nel 2014 abbiamo avuto un moderato consolidamento tra fine luglio e inizio agosto, un nuovo massimo, e un consistente storno a ottobre.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online