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Fiat & co: le aziende che lasciano l'Italia per pagare meno tasse

Fiat & co: le aziende che lasciano l'Italia per pagare meno tasse

"Non vi è alcun piano o intenzione di trasferire all'estero la residenza fiscale di Ferrari Spa, nè alcun progetto di delocalizzare le sue attività italiane, che continueranno ad essere soggette al regime fiscale italiano". La nota ufficiale diffusa da Fca-Fiat intende smentisce i rumors circolati nei giorni relativamente al possibile spostamento della sede del Cavallino fuori dalla Penisola. Una scelta in passato fatta dalla capogruppo e da numerose altre aziende italiane, a caccia di risparmi sulla fiscalità, con un seguito di discussioni e polemiche.

Fiat metà inglese e metà olandese
Esattamente due mesi fa la Fiat ha spostato la propria sede fuori dai confini nazionali. Dando seguito a quanto annunciato a inizio anno, la holding che controlla anche Chrysler ha optato per la sede legale ad Amsterdam, chiedendo al contempo di collocare il domicilio fiscale a Londra. Di consegua, ha deciso anche di mutare nome in Fiat Chrysler Automobiles NV (con l'acronimo Fca). Tutto lecito, tanto che Attilio Befera, poco prima di lasciare la guida dell'Agenzia delle Entrate ha di fatto alzato le mani: "C'è la libera circolazione dei capitali in Europa e nel mondo.Chi viene in Italia paga le tasse in Italia, chi va all'estero paga all'estero".
La scelta dell'Olanda come sede legale si spiega con la maggiore stabilità (economica e legislativa) dei Paesi Bassi, combinata con una politica commerciale e di investimenti tra le più aperte al mondo. Il diritto societario olandese è inoltre estremamente flessibile e consente innovative operazioni sul capitale, che l'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, sta conducendo a spron battuto negli ultimi mesi, proprio per massimizzare il lavoro della capogruppo. La Gran Bretagna non ha adottato l'euro (e questo poteva costituire un problema per la sede legale, dato che il gruppo è forte soprattutto in quest'area), ma a livello fiscale è più accomodante rispetto ai Paesi del Mediterraneo. L'aliquota fiscale sulle società è progressivamente passata dal 28% del 2010, al 21% nel 2014, e scenderà al 20% nel 2015, mentre in Italia l'aliquota sui profitti ammonta al 31,4%. Inoltre, a livello di fiscalità internazionale, Londra garantisce un'ampia rete di trattati  contro le doppie imposizioni e nessuna ritenuta alla fonte sui dividendi distribuiti.

La tassa per l'uscita
Oltre a Fiat, anche GTech (ex-Lottomatica) ha deciso di lasciare l'Italia, spostando la sede in Gran Bretagna e di rimanere quotata solo a Wall Street. Un passo simile potrebbe compierlo anche Impregilo, secondo quanto dichiarato dall'ad Pietro Salini, che ha comunque detto di valutare l'opzione non per l'immediato.
Chi sceglie di andare all'estero non lo fa a costo zero. Il cambio di residenza da un Paese all'altro vien inquadrato come cessione a un altro soggetto dei beni societari, per cui è prevista un'imposizione sulle plusvalenze latenti che si considerano realizzate all'atto del trasferimento all'estero. Una exit tax che consente comunque di mettersi alle spalle il Paese d'origine, con tutto quanto ne deriva in termini di minori tasse versate. Creando così un buco che altri, in Italia, dovranno colmare.