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La Francia rassicura l'Europa ma il pericolo è l'astensionismo

Le elezioni francesi si sono trasformate, paradossalmente, nella pietra tombale di quell'euroscetticismo che, a detta di molti, avrebbero invece dovuto fomentare.

Le Borse europee

Infatti mentre in Italia si parla ancora di una legge elettorale di fatto arenata tra gli scranni della Camera e del Senato, il che allontana lo spettro delle elezioni anticipate, Parigi ha già decretato ampiamente la sua preferenza per quel partito, En Marche, fondato poco più di un anno fa da Macron.
I mercati lo hanno intuito subito e oggi, introno alle 10,30 si respira un'aria di cauto ottimismo per Piazza Affari: il FtseMib si aggirava sul +0,22% a 20.963 punti, il Dax svettava con il suo 1%, stesso livello raggiunto dal Cac 40, e il Ftse 100 a 0,7%

I numeri a favore dell'attuale presidente parlano di 350 seggi nell'Assemblea Nazionale su un totale di 577 parlamentari, grazie anche all'apporto degli alleati di MoDem, il movimento creato da François Bayrou, il che permette al movimento di avere la maggioranza assoluta ma anche al governo di essere controbilanciato da una rappresentanza dell'opposizione composta dai Républicains con 111 seggi e, per la prima volta, anche dal Fonte Nationale di Marine Le Pen Ci invece esce sconfitto, per non dire addirittura cancellato, è lo storico partito socialista che arriva a conquistare il 7,44% delle preferenze, pari a una trentina di rappresentanti (nel migliore dei casi) andando a posizionarsi dietro France Insoumise (sinistra radicale) di Jean-Luc Mélenchon che invece riesce a portarsi a casa l'11% e una ventina di deputati anche con l'alleanza del Partito Comunista, il tutto con lo scopo di riuscire a creare un gruppo autonomo (le regole del Parlamento francese stabiliscono un minimo di 15 deputati). Fallito, invece, l'obiettivo che Marine Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) si era prefissata: il saldo finale del suo Front National non va oltre gli 8 deputati.

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La debacle socialista

Una disfatta, quella del partito con la rosa nel pugno, che obbliga i suoi rappresentanti a fare più di una riflessione dal momento che non più tardi del 2012 con Matignon aveva il pieno possesso dell'Eliseo, di entrambi i rami del parlamento, città e dipartimenti maggiori. Solo 5 anni fa. Troppo poco per attribuire il disastro a cause esterne. Per questo motivo il segretario del partito, Jean-Christophe Cambadelis ha rassegnato le sue dimissioni.

Ma un altro dato da esaminare è l'astensionismo: 56% dei francesi ha detto no alle urne. I motivi sono diversi, primo fra tutti il fatto che nell'aria da tempo aleggiava la (quasi) certezza di una vittoria di Macron anche su questo fronte, se non altro per mancanza di avversari di un certo spessore. Ma è anche indubbio che gli scandali che hanno caratterizzato la campagna presidenziale abbiano lasciato uno scontento generalizzato tra gli elettori. Quello che nasce da queste elezioni è un parlamento voluto da meno della metà dei francesi e che sarà demograficamente giovane ed etnicamente variegato, come proiezione della società d'oltralpe.

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