Ginkgo, l'ombrello riciclabile tutto italiano
Poche cose sono fastidiose, specialmente quando piove, di un ombrello rotto. E per colpa delle intemperie finiamo per cambiarne moltissimi durante l'anno. Una raffica di vento, infatti, è in grado di rompere le sottili giunture di metallo con cui sono costruiti.
A trovare una soluzione, però, ci ha pensato un gruppo di ragazzi italiani, tra cui il romano, allora 26enne, Federico Venturi, che dopo aver avuto l'idea nel 2009 si è trasferito a Milano nel 2014 e ha fondato, con Gianluca Savalli e Marco Righi, la startup "Ginkgo". Il progetto dei tre ragazzi era quello di produrre ombrelli completamente realizzati in propilene, materiale plastico del tutto riciclabile e più leggero del metallo.
Il risultato è, appunto, l'ombrello “Gingko”, completamente in plastica, eco-sostenibile, più resistente dei normali ombrelli in metallo. Si piega ma non si spezza, e nel caso in cui si rompesse può essere gettato nel cestino della raccolta differenziata, per riciclarlo. “Gingko”, inoltre, ha un numero di componenti inferiore a quello di un ombrello normale: invece di 120 elementi ne bastano 20.
Per il lancio della startup, “Gingko” è entrato nell'incubatore PoliHub, del Politecnico di Milano, che ha sostenuto su internet una campagna di crowfunding tramite il sito Indiegogo, ottenendo ben 137mila euro per il lancio. L'impresa si è rivelata un successo, e nel giro di poco tempo tutti i 7mila pezzi prodotti sono stati venduti.
Insomma, “Gingko” potrebbe divenire in poco tempo un nuovo marchio del Made in Italy, e manterrà da subito la produzione, come affermano i suoi realizzatori, in Europa. “Stiamo cercando di far leva sugli imprenditori italiani”, raccontano, “ormai è quasi più conveniente produrre qui che in Cina, e noi vorremmo un prodotto bello, sostenibile e made in Italy”. Nel frattempo i realizzatori di Ginkgo hanno iniziato le pratiche per depositare il brevetto dell’ombrello in paesi ben più esotici: Cina, Giappone, India, Brasile, e anche Stati Uniti.
VIDEO - La bici senza raggi brevettata da un giovane italiano