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Governo, Renzi: no "rimpastino", lunedì proposta elettorale

Il segretario del Pd Matteo Renzi. REUTERS/Giorgio Perottino (Reuters)

di Massimiliano Di Giorgio ROMA (Reuters) - Matteo Renzi non vuole un rimpasto del governo, anche se dice che dovrà essere il premier e compagno di partito Enrico Letta a decidere, ma chiede che il governo vada avanti almeno un anno, varando la riforma costituzionale e del sistema elettorale, grazie anche all'accordo che il segretario del Pd sta cercando di tessere in questi giorni con Forza Italia e le altre forze politiche. "Chi propone oggi: 'sedetevi a un tavolo e fate un rimpastino' sta drammaticamente perdendo di vista l'obiettivo essenziale", ha detto il sindaco di Firenze parlando alla prima riunione della direzione del Pd dopo la sua nomina a segretario. "Il nostro obiettivo non è sostituire due ministri non renziani con due renziani, ma creare un sistema istituzionale e politico che duri per i prossimi 20 anni, almeno". Successivamente, però, Renzi ha aggiunto: "Se ne occupi Letta e il rispetto è totale, ma su singole iniziative ci facciamo sentire". Il premier non era presente alla riunione. IL PD "SI GIOCA TUTTO" Per Renzi il Partito democratico sta giocando una partita fondamentale: "O il Pd riesce a realizzare le riforme o da qui ai prossimi quattro mesi l'antieuropeismo di [il leader del M5s Beppe] Grillo si salderà all'antieuropeismo di [il leader di Forza Italia Silvio] Berlusconi" e al partito di centrosinistra verrà attribuita la responsabilità del fallimento, sullo sfondo delle elezioni europee di maggio, primo test elettorale importante per il nuovo segretario, in carica dai primi giorni di dicembre. "La prospettiva personale non è giocare un giochino tutto interno agli intrighi di Palazzo per andare a votare e prendere il posto di Enrico" Letta, ha continuato il segretario, che si è ufficialmente ricandidato a primo cittadino di Firenze e che oggi ha anche respinto l'ipotesi di fare la legge elettorale per poi andare a votare a maggio, cioè prima del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea. "Il governo se fa bene si merita un bravo, se no si critica e non c'è un disegno segreto, le critiche non sono per fare le scarpe ma per dare una mano", secondo il segretario del Pd. "Nei prossimi 15 giorni abbiamo molto lavoro davanti", ha detto Renzi, che ha dato appuntamento al partito a lunedì prossimo, il 20 gennaio, per decidere sulla proposta elettorale. "Abbiamo da chiudere la discussione sulla legge elettorale respingendo il ricatto 'legge elettorale sì se si va a votare a maggio', e per questo inserisco nei colloqui anche la riforma del Titolo V (della Costituzione) e del Senato". Renzi vuole infatti un riequilibrio dei poteri tra lo Stato e le Regioni e l'abolizione del Senato, trasformandolo in una Camera delle autonomie senza membri eletti. DIALOGO CON BERLUSCONI Dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Corte Costituzionale, la riforma elettorale è al centro degli incontri con le forze politiche di maggioranza e opposizione di Renzi, che nei nei giorni scorsi ha offerto tre possibili sistemi (quello spagnolo, un doppio turno di lista sul modello dell'elezione dei sindaci e un maggioritario uninominale). Il segretario ha ribadito di avere "un unico paletto: il premio di maggioranza", e ha chiesto agli oltre cento mebri della direzione il mandato per trattare con i partiti interessati - ma al momento sia la Lega Nord che il M5s si sono tirati fuori - per poi definire, una volta terminati i colloqui, la proposta del Pd. Renzi ha confermato che intende parlare con tutte le forze politiche e tutti i leader, definendo "surreale" il dibattito, sollevato da una parte del Pd, sul dialogo avviato anche con il partito di Berlusconi: "La polemica del dialogo con Forza Italia è surreale. E' stravagante la polemica di un dialogo con un 'pregiudicato' quando con il 'de cuius' si è fatto il governo e non ho visto ministri dimettersi quando Berlusconi è stato condannato, ma per un 'chi'". Renzi non ha detto se incontrerà Berlusconi, dopo aver visto nei giorni scorsi dei suoi emissari, ma non lo ha neanche escluso. Il leader, infine, ha avvertito la maggioranza - ma pure il suo stesso partito - che un'eventuale "fronda" in Parlamento contro la riforma elettorale porterebbe alla fine dello stesso governo: "Se qualcuno riterrà di affidarsi al meccanismo della fronda e del voto segreto si assumerà la responsabilità. Salterà l'idea stessa di patto costitutivo di una maggioranza", che dovrebbe essere sottoscritto a breve dai partiti che sostengono il governo Letta. Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia