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Senza Governo si sta meglio! Lo ribadisce il credito

Facciamo autocritica! Tutto quanto è stato scritto prima di domenica deve essere buttato nel cestino della carta, perché i mercati stanno smentendo ogni previsione sugli effetti del referendum nel contesto finanziario. La giornata di ieri è stata entusiasmante per il settore azionario ma positiva anche per l’obbligazionario, su cui fra l’altro si è registrato un certo risveglio di scambi. E si può così credere che, come l’esperienza di altri Paesi (Belgio, Irlanda e Spagna i casi più eclatanti) testimonia, la crisi di Governo porti bene all’economia e quindi alle Borse, libere dei condizionamenti di una politica sempre più inconcludente.

L’Italia resiste (ed è un successo!)

Nessuno avrebbe scommesso nemmeno un centesimo su una mancata crisi dei nostri titoli di Stato dopo l’esito imprevedibile del referendum. Per il “future” si è confermata la tenuta di quota 133,7; in intraday è tornato perfino sui 136, dove si sta definendo una resistenza di breve periodo e si è chiuso fra l’altro il gap di inizio seduta di lunedì. Può darsi che nei prossimi giorni riparta la volatilità, ma l’aver fatto registrare due candele verdi successive, dopo un no così massiccio e la caduta di Governo, è performance di rilievo. Ciò avviene fra l’altro nell’attesa di un meeting della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) decisivo per il Q.E.: i sondaggi dicono che verrà esteso di sei mesi fino a settembre 2017, con importo immutato. Non si tratta di una novità rilevante. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) caso infatti in primavera l’inflazione tornasse a risalire, anche di poco, si diffonderebbe la convinzione che pure in Europa l’epoca dei tassi zero sta per finire.

Il 2067 torna sugli 88

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Se il Btp “future” è andato bene, pur non facendo scintille simili a quelle dell’azionario, i singoli titoli a lunga scadenza hanno dimostrato maggiore brillantezza: il Btp 2,8% scadenza 2067 (Isin IT0005217390) ha messo a punto ieri un +2,17%, salendo quasi a 88 euro contro gli 83,5 di fine novembre. Bene (Londra: 0N6T.L - notizie) anche il 2,7% scadenza 2047 (Isin IT0005162828), inserito da un mese in un canale rialzista che l’ha riportato a 94,6 euro (+1,6%). Resta un po’ anomalo invece il comportamento del Btp Italia scadenza novembre 2017 (Isin IT0004969207), che si tiene sull’atipico livello dei 102,35 euro, quando a fine ottobre quotava a 101,7, rafforzando i timori (o forse le speranze!) che il prossimo anno l’inflazione salirà.

Cdp rialza la testa, Mps Tier 2 no

Finalmente un segnale di risveglio anche da parte del Cdp tasso misto (tasso fisso 1,75% fino al 20/03/2017 e poi tasso variabile indicizzato Euribor 3 mesi + 0,50% sino a scadenza – Isin IT0005090995), che ha protocollato due sedute consecutive positive, tornando sui 97,7 e smentendo i timori di un affondamento verso quota 95, su voci anche che la stessa Cassa Depositi e Prestiti possa cambiare ruolo nei prossimi mesi. Scambi rilevanti per il bond Alerion Clean Power (Milano: ARN.MI - notizie) 6% scadenza 2022 (Isin IT0005075533), sebbene in un contesto negativo iniziato da ottobre. In poche settimane il titolo ha perso due punti in percentuale, tornando sul supporto più volte testato dei 105. Nell’ambito della piattaforma Tlx movimento interessante per il tasso variabile Tier 2 di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) scadenza 2025 (Isin IT0005087116): ha guadagnato in una sola seduta il 2%, riagguantando quasi i 92, grazie al ritrovato ottimismo dei mercati sulle banche italiane, dovuto in realtà a ricoperture realizzate soprattutto con strumenti derivati. Pessime notizie invece – rientrando sul fronte Mot – dei subordinati di Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) : il migliore testimone dell’intero gruppo è il 5,6% scadenza 2020 (Isin XS0540544912), che in una sola seduta ha perso il 6,5% scendendo a 54 euro. Il pasticcio in corso sul salvataggio della banca, con il possibile intervento diretto dello Stato, fa tenere come per i subordinati si stia soffiando su una brace destinata a ravvivare il fuoco, che si sperava smorzato dopo la conclusa conversione in azioni ordinarie.

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