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Greggio, prezzi in rialzo del 2% su interruzioni forniture

Tre operai presso una raffineria petrolifera a Houston, Texas

LONDRA (Reuters) - Seduta positiva per i prezzi del greggio che guadagnano quasi il 2%, recuperando la maggior parte dei ribassi della seduta precedente, sostenuti dalle interruzioni delle forniture in Libia e dalle previste chiusure in Norvegia, che hanno compensato le attese di un rallentamento economico che potrebbe pesare sulla domanda.

Alle 12,25 i futures del Brent guadagnano l'1,68%, a 110,86 dollari al barile, dopo essere scesi a 108,03 dollari al barile all'inizio della seduta.

I futures del greggio Usa guadagnano l'1,64%, a 107,50 dollari al barile, dopo essere scesi a 104,56 dollari.

Entrambi i contratti hanno perso circa il 3% ieri, chiudendo il mese di giugno in ribasso per la prima volta da novembre.

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Sempre nella giornata di ieri la National oil corporation (Noc) libica ha invocato la forza maggiore per la sospensione delle spedizioni dai porti di Es Sider e Ras Lanuf e dal giacimento di El Feel. La forza maggiore era stata già invocata, ed è ancora in vigore, per i porti di Brega e Zueitina, ha detto la Noc.

La produzione ha subito un forte calo, con le esportazioni giornaliere che sono ora comprese tra 365.000 e 409.000 barili al giorno, vale a dire una diminuzione di 865.000 barili rispetto alla produzione in "circostanze normali", ha detto Noc.

Inoltre 74 lavoratori norvegesi del settore petrolifero offshore presso le piattaforme Gudrun, Oseberg South e Oseberg East della Equinor entreranno in sciopero a partire dal 5 luglio, secondo quanto annunciato ieri dal sindacato Lederne, il che comporterà con ogni probabilità una sospensione di circa il 4% della produzione petrolifera norvegese.

Nel frattempo, il governo dell'Ecuador e i leader dei gruppi indigeni hanno raggiunto un accordo per porre fine a più di due settimane di proteste che avevano portato all'interruzione della fornitura di più della metà della produzione petrolifera del Paese, pari a circa 500.000 barili al giorno prima della crisi.

Il gruppo di produttori Opec+, che comprende la Russia, ha concordato di attenersi alla propria strategia di produzione, in un vertice di due giorni terminato ieri. Tuttavia, il club dei produttori ha evitato di discutere la politica da settembre in poi.

A metà luglio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden farà un viaggio in tre tappe in Medio Oriente, che includerà una visita in Arabia Saudita, portando la politica energetica sotto i riflettori mentre Usa e altri Paesi si trovano ad affrontare l'impennata dei prezzi del carburante che sta facendo salire l'inflazione.

Biden ha detto di non voler fare pressioni dirette sull'Arabia Saudita affinché aumenti la produzione di petrolio per frenare l'impennata dei prezzi quando vedrà re Salman e il principe Mohammed bin Salman durante la visita di Stato.

Secondo un sondaggio Reuters, i prezzi del petrolio dovrebbero rimanere al di sopra dei 100 dollari al barile quest'anno, mentre l'Europa e altre regioni lottano per liberarsi dalle forniture russe, anche se i rischi economici potrebbero rallentare la salita.

Nella giornata di oggi l'India ha introdotto dazi sulle esportazioni di gasolio, benzina e carburante per jet per contribuire a mantenere le forniture interne, imponendo al contempo una tassa sui produttori di petrolio che hanno beneficiato dell'aumento dei prezzi globali del greggio.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Gianluca Semeraro)