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In Italia il "pezzo di carta" vale sempre: la bolletta con il canone Rai bisogna conservarla per 10 anni

Nell’epoca digital per eccellenza, con servizi di salvataggio cloud, hard disk esterni e pc su cui poter archiviare tutto, l’Italia resta il Paese che ancora ha bisogno del vecchio e intramontabile “pezzo di carta”. Le regole sono quelle del 1942, varate con il codice civile, quando i documenti si copiavano con la carta carbone e lo scanner era uno strumento ancora da inventare.

Il canone Rai, che da quest’anno si paga con la bolletta della luce, si deve conservare per dieci anni. Pazienza se la maggior parte degli utenti riceve la fattura in formato elettronico, ai controlli del fisco non si scampa. Per le bollette normali, invece, il termine di conservazione resta quello di cinque anni. Il record, anche se c’è poco di cui vantarsi, spetta alle distinte per i bonifici delle detrazioni fiscali, da tenere a prendere polvere nelle librerie di casa per 15 anni.

Ci sono state sentenze che riducono il fardello della conservazione a 5 anni, ma finora si tratta di pronunce isolate da parte di qualche giudice, nessuna legge nazionale consente di buttare nei rifiuti la ricevuta del bonifico per detrazioni fiscali prima di 15 anni. Un paradosso tutto italico che sottolinea come il nostro Paese sia ancora affezionale al “pezzo di carta”, con buona pace della semplificazione e con un discreto spreco di papiri.

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