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Inchiesta Firenze, Lupi non si dimette, dice di avere appoggio governo

Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. REUTERS/Alessandro Bianchi (Reuters)

ROMA/RHO (Milano) (Reuters) - Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, il cui nome insieme a quello del figlio Luca, entrambi non indagati, emerge dalle carte dell'inchiesta di Firenze sull'assegnazione di appalti per grandi opere pubbliche, non ha intenzione di rassegnare le dimissioni come gli chiede una parte dell'opposizione, anzi ha detto di avere l'appoggio del governo. Rispondendo a diverse interrogazioni parlamentari sulla vicenda, Lupi ha detto che la sua azione al ministero è stata sempre segnata da trasparenza e correttezza. Una fonte governativa dell'Ncd ha confermato a Reuters che il ministro, che dovrà fronteggiare una mozione di sfiducia presentata da Sel e M5s alla Camera, non si dimetterà. Entrando in aula, alla domanda dei giornalisti se ritiene di avere l'appoggio del governo, Lupi ha risposto: "Direi di sì". In precedenza il ministro ha avuto un colloquio nella sala del governo a Montecitorio con il leader del suo partito e ministro dell'Interno Angelino Alfano. "L'obiettivo che in questi mesi ha spinto e ispirato l'azione del ministero e del sottoscritto è stato da una parte garantire la rapida e efficiente realizzazione delle opere ritenute necessarie e indispensabili e dall'altra assicurare la massima trasparenza e correttezza di questo processo", ha detto Lupi rispondendo al question time, aggiungendo di voler riferire "quanto prima in Parlamento" sulla vicenda. In mattinata, a margine di una manifestazione all'Expo di Milano, aveva ribadito di non "aver mai fatto pressioni per far assumere mio figlio". DA RENZI NESSUNA RICHIESTA DIMISSIONI Il ministro, a una domanda sulla circostanza riportata da alcuni quotidiani secondo cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi gli avrebbe chiesto di fare un passo indietro, ha poi precisato che "Renzi non mi ha chiesto alcun gesto spontaneo". Nel merito di quanto emerso in questi giorni da Firenze, il ministro ha quindi ripetuto: "Mai avrei accettato un orologio, perché non mi serve". Il riferimento è alla circostanza, emersa dall'inchiesta fiorentina, del regalo di un orologio del valore di oltre diecimila euro al figlio, Luca Lupi, per la sua laurea in Ingegneria, fatto dall'imprenditore edile Stefano Perotti, arrestato e indagato come personaggio chiave, insieme a un ex dirigente di primo piano del Ministero, Ettore Incalza, del presunto sistema per la spartizione degli appalti pubblici. Quelli oggetto dell'inchiesta hanno un valore stimato complessivo di 25 miliardi di euro. Nell'inchiesta emerge inoltre l'ipotesi che il figlio del ministro fosse stato assunto dopo la laurea in società riferibili all'imprenditore indagato. (Roberto Landucci e Ilaria Polleschi) Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia