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Infrastrutture, Cnf: non averle fatte potrebbe costare 600 mld al 2030

ROMA (Reuters) - L'Italia potrebbe dover sostenere, nel periodo 2015-2030, oltre 600 miliardi di euro di costi per la mancata realizzazione delle infrastrutture. E' quanto si legge nello Studio 2015 dell’Osservatorio Cnf (Costo del non fare) presentato oggi a Milano. Il peso di questi costi è così distribuito: 99 miliardi nei settori ambiente ed energia, 152 miliardi nei trasporti e logistica e 389 miliardi nelle telecomunicazioni. Secondo lo studio importante è fare non solo le grandi opere ma anche gli interventi di miglioramento delle infrastrutture esistenti come upgrade tecnologici e ammodernamenti. Non farli (alcuni) costerebbe al Paese tra 8 e 14 miliardi di euro nei prossimi 16 anni. "L'85% delle opere prioritarie è in ritardo. L'incremento medio dei tempi è del 110%, cioè più che raddoppiato. Aumentano anche i costi di realizzazione: il 67% delle opere analizzate ha subito un incremento, in media del 37%. Per le opere di importo superiore al miliardo di euro l'incremento supera l'80%", dice lo studio. Secondo Stefano Clerici, direttore dell'Osservatorio, "il 2015 è un anno particolarmente importante per il settore delle infrastrutture molte opere strategiche sono state completate (ad esempio la Teem, la Metro 5 di Milano, la Brebemi, tratte della Salerno-Reggio Calabria e della Variante di Valico), ed è in atto un processo di ripianificazione e di razionalizzazione delle priorità infrastrutturali (il ministero delle Infrastrutture ha ridotto da 400 a 30 le grandi opere, sono stati pubblicati diversi piani di sviluppo porti e logistica, banda ultra larga, rifiuti; ed è in corso la riforma del codice degli appalti). Tuttavia, emergono ancora i gravi limiti del sistema: il blocco del cantiere della Metro C di Roma, la crisi idrica a Messina, i dissesti idrogeologici in Liguria, in Campania e in Calabria e il crollo dei ponti in Sicilia sono alcuni degli esempi". Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia