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Ior, Vaticano avvertì Italia su piano sospetto 9 mesi prima arresto monsignore

di Massimiliano Di Giorgio ROMA (Reuters) - Nove mesi prima del suo arresto per corruzione, le autorità vaticane avevano avvertito la polizia italiana che monsignor Nunzio Scarano era stato coinvolto in un piano per far rientrare in Italia dalla Svizzera "una grossa somma di denaro" utilizzando un aereo dei servizi segreti. Lo indica una lettera della Gendarmeria Vaticana alla polizia italiana - datata 12 novembre 2012 - inserita tra le carte che fanno parte del procedimento contro Scarano, che sarà processato il prossimo 3 dicembre con rito immediato. In realtà, però, la magistratura italiana era già sulle tracce del religioso, il cui telefono era sotto ascolto almeno dalla fine del 2011, ha riferito a Reuters una fonte giudiziaria. Scarano infatti, ha detto la fonte, era in contatto con alcune persone coinvolte in un'inchiesta per riciclaggio di denaro attraverso conti dello Ior - l'Istituto per le opere religiose, detto anche "la banca del Papa" - in cui compaiono tra gli indagati un ex boss della Banda della Magliana, Ernesto Diotallevi, e il religioso don Salvatore Palumbo. Per questo la Procura aveva deciso di intercettare anche lui. Il Vaticano nei mesi scorsi ha inviato una rogatoria alla Procura di Roma sulla vicenda Scarano - evento praticamente inedito, visto che di solito sulle vicende legate allo Ior è stata la magistratura italiana a bussare alle porte della Santa Sede, senza ottenere nulla - e sta aspettando una risposta. Attualmente Scarano è agli arresti domiciliari in una clinica di Salerno. Ai magistrati, nei mesi scorsi, ha consegnato una serie di documenti definiti dalla fonte "non paccottiglia". LA SEGNALAZIONE DELLA POLIZIA VATICANA Il 61enne Scarano, ex capo della contabilità analitica dell'Apsa - Amministrazione del patrimonio della Santa Sede - è stato arrestato il 28 giugno di quest'anno insieme a un ex agente dei servizi segreti italiani e a un broker finanziario nell'ambito di un'inchiesta sul tentativo, nell'estate 2012, di rimpatriare illegalmente dalla Svizzera 20 milioni di euro frutto, secondo i magistrati, di evasione fiscale da parte di di alcuni componenti di una famiglia di armatori, i D'Amico. Sia Scarano che i D'Amico hanno sempre negato l'accusa. La nota della gendarmeria vaticana riguarda i rapporti tra Scarano e Giovanni Zito, ex agente dell'Aisi, l'agenzia di intelligence per la sicurezza interna. Nella missiva il direttore della gendarmeria Domenico Giani - cioè il capo della sicurezza vaticana - segnala le vessazioni che Scarano avrebbe subito da parte di Zito, con richieste continue di soldi e favori. In un paragrafo, però, il dirigente vaticano scrive: "Durante una delle tante colazioni con il dr. Zito, il prelato riceve una telefonata di aiuto da parte del dr. Giovanni Carenzio - a detta del prelato altro ambiguo personaggio -. Alla conversazione telefonica era presente anche il dr. Zito. Durante il colloquio il dr. Carenzio [cioè il broker che verrà arrestato a fine giugno 2013 nell'inchiesta che coinvolge il religioso] aveva prospettato la problematica di far rientrare una grossa somma di denaro dalla Svizzera". "Il dr. Zito si offre di aiutarlo sottolineando la sua facoltà, la sua disponibilità di un aereo dei servizi, facendogli intendere che per un'operazione del genere occorrevano 4 o 5 milioni di euro". "Dopo qualche tempo il il dr. Zito e il dr. Carenzio si vedono, ma il prelato non conosce l'esito dei quattro incontri che i due nel frattempo avevano avuto, come pure le telefonate intercorse tra loro", dice ancora la nota. Secondo l'inchiesta della magistratura romana, che si basa su numerose intercettazioni, in realtà il monsignore partecipò attivamente al piano, tanto da concordare una somma di denaro per sé. L'operazione in Svizzera però non va a buon fine, e Zito allora cerca di rivalersi contro Scarano: gli chiede, "con minacce fisiche" - dice la lettera della gendarmeria vaticana - 400.000 euro per le spese sostenute e il lavoro svolto. Scarano cede e gli dà la somma richiesta in assegni. Ma il giorno dopo denuncia lo smarrimento di assegni ai carabinieri. Proprio per quella circostanza Scarano è accusato anche di calunnia. LA POLIZIA "PRENDE ATTO" L'ispettorato di Pubblica Sicurezza Vaticano, che dipende dal ministero dell'Interno, trasmette la nota ricevuta dalla Gendarmeria al commissariato Borgo il 15 aprile 2013, cioè cinque mesi dopo la data indicata sul documento. A sua volta il commmissariato, una settimana più tardi, scrive un appunto per il questore in cui dice che "salvo diversa delega della S.V., procederà agli approfondimenti investigativi del caso". Ma il 6 luglio, quando la nota arriva ai magistrati dopo questa serie di passaggi, la "divisione investigazioni generali operazioni speciali" della Questura, cioè la Digos, dice che "da parte dell'ufficio scrivente, nonché del commissariato di P.S. di Borgo, non sono stati esperiti riscontri investigativi ne é stata fornita alcuna nota di risposta". La fonte giudiziaria ha detto a Reuters che probabilmente la polizia era stata avvisata del fascicolo già aperto su Scarano, e per questo non aveva indagato ulteriormente. IL VATICANO AGISCE Intanto, però, il Vaticano aveva agito di proprio conto sul religioso, prima del suo arresto. Il 28 maggio, come attesta un documento Vaticano inserito negli atti giudiziari, Scarano era stato sospeso dall'Apsa: non per la vicenda della Svizzera, ma per un'inchiesta della Procura di Salerno, che lo accusa di aver provato ad aggirare le norme anti-riciclaggio dividendo tra numerosi prestanome un versamento da 560.000 euro. Subito, dopo, a metà giugno - secondo quanto riferito da una fonte vaticana - i conti Ior di Scarano erano stati congelati. L'anuncio ufficiale, però, è stato dato solo ad agosto. Il primo luglio - tre giorni dopo dopo l'arresto di Scarano - a movimentare ulteriormente la situazione in Vaticano sono arrivate le dimissioni del direttore e del vice direttore dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, che avrebbero avuto rapporti col monsignore. E il 2 luglio la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dei due per "operazioni finanziarie illecite" attraverso un giro di assegni segnalate da banche italiane. Entrambe le inchieste sono seguite dallo stesso pool di magistrati. La fonte giudiziaria, commentando l'inchiesta su Scarano e l'atteggiamento del Vaticano, ha detto che nella Santa Sede "ci sono persone che vogliono fare per bene il loro lavoro... che ci lasciano intendere che hanno ancora delle difficoltà. Ma è un processo che alla fine prevarrà, perché ora dalla loro parte non c'è solo il Papa (Francesco), ma anche gli episcopati di mezzo mondo". -- Hanno collaborato Stefano Bernabei e Philip Pullella Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia