Istat certifica aumento aspettativa vita, dal 2019 in pensione a 67 anni

ROMA (Reuters) - Nel 2019 l'età per andare in pensione di vecchiaia sarà pari a 67 anni, in base alla legge Fornero.

A certificarlo i dati Istat secondo cui l'aspettativa di vita, in base alla quale si calcola l'età per la pensione, è aumentata di 5 mesi tra il 2013 e il 2016. Con un aumento equivalente tra il 2016 e il 2019 si passa dagli attuali 66 anni e 7 mesi richiesti oggi per la pensione di vecchiaia a 67.

Nei mesi scorsi sindacati e alcune forze politiche avevano chiesto al governo di bloccare l'aumento dell'età pensionabile ma il governo ha risposto che non ci sono le risorse per interventi di questo tipo nella legge di Bilancio.

Nel 2016, spiega Istat, "per il totale dei residenti la speranza di vita alla nascita si attesta a 82 anni e 8 mesi (4 mesi in più sul 2015, 2 mesi in più sul 2014) e nei confronti del 2013 risulta essersi allungata di oltre sette mesi".

Per le donne è alla nascita di 85 anni con un vantaggio nei confronti degli uomini (80 anni e 6 mesi) pari a circa 4 anni e 5 mesi di vita in più.

"La speranza di vita aumenta in ogni classe di età. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. A tale età la prospettiva di vita ulteriore presenta una differenza meno marcata tra uomini e donne (rispettivamente 19,1 e 22,3 anni) che alla nascita", spiega ancora l'Istituto di statistica.

Sempre sul tema pensioni, oggi la Corte Costituzionale deciderà sulla legittimità del decreto Poletti che prevede una rivalutazione parziale degli assegni al tasso di inflazione.

L'adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione è stato bloccato dalla riforma Fornero del 2012 per ragioni di bilancio, misura poi ammorbidita dal governo Letta che ne prevedeva la durata fino al 2016.

L'esecutivo Renzi l'ha però prolungata fino al 2018 stabilendo che ci sarà una rivalutazione in base all'inflazione del 100% per gli assegni fino a tre volte il minimo Inps (circa 1.500 euro al mese), con un graduale calo fino al 45% per quelli oltre sei volte il minimo.

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