Istat: città con meno soldi e servizi, più volontariato e ambiente
ROMA (Reuters) - Oltre a vedere calare il proprio potere di acquisto, con la crisi gli italiani hanno assistito a un peggioramento della qualità dei servizi e a un rallentamento nel settore ricerca e innovazione. Sono alcuni degli elementi che emergono da Urbes 2015, il secondo rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città, diffuso da Istat. Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici era pari a 17.307 euro pro capite, inferiore di circa 420 euro rispetto a quello stimato per il 2011, segnala Istat, rilevando però forti differenze tra città del Centro-Nord e del Sud: se Milano e Bologna presentavano un reddito medio pro capite rispettivamente di oltre 26.000 e oltre 23.000 euro, Catania, Napoli, Messina e Reggio Calabria non raggiungevano i 13.000 euro. Per quanto riguarda ricerca e innovazione, "la specializzazione produttiva del nostro Paese, misurata in UrBes come percentuale di occupati nei settori ad alta tecnologia della manifattura e dei servizi, risulta stabile nel tempo, mentre calano le domande di brevetto presentate all’Ufficio Europeo dei Brevetti", anche se la situazione degli indicatori è migliore nelle grandi città. E' peggiorato negli ultimi anni l'accesso ai servizi comunali della prima infanzia, che nel 2012 ha interessato il 13,5% dei bambini tra 0 e 2 anni contro il 14% di due anni prima. Nel Mezzogiorno, poi, nel 2012 l'accesso riguardava solo il 5% dei bimbi, a fronte del 5,3% registrato nel 2010. Tra gli aspetti positivi messi in luce dal rapporto, la crescita della speranza di vita e dei livelli di scolarizzazione. Migliora poi nelle città la qualità dell'aria, e dal 2008 al 2012 è aumentata la disponibilità di aree pedonali e piste ciclabili nel complesso dei comuni capoluoghi di provincia. Risulta inoltre sempre più diffuso il volontariato, specie al Centro-Nord: "A livello nazionale, si contano 50,7 istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti nel 2011, un valore superiore di oltre 9 punti rispetto al 2001". Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia