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Italia, inflazione a doppia cifra principale sfida governo Meloni

La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni nella sede del partito durante la notte elettorale, a Roma

di Antonella Cinelli e Valentina Consiglio

ROMA (Reuters) - Quando Giorgia Meloni riceverà dalle mani di Mario Draghi la campanella che segna il passaggio di consegne a Palazzo Chigi, al più tardi all'inizio di novembre, l'inflazione in Italia potrebbe aver già toccato la doppia cifra.

L'impennata dei prezzi dell'energia ha acceso l'inflazione anche di altri settori, e costituisce uno dei principali problemi che dovrà affrontare il nuovo governo. Per dare una misura dell'emergenza, quando nel febbraio 2021 fu Draghi a ricevere il testimone da Giuseppe Conte, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo cresceva dell'1% annuo.

Questo mese i prezzi al consumo a livello armonizzato si sono portati al 9,5%, secondo i dati preliminari diffusi stamani da Istat, con gli energetici in aumento del 45%.

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In Germania, prima economia del blocco, la doppia cifra è stata già inaugurata con un balzo al 10,9%, anche sopra le attese che già ipotizzavano il 10%.

Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina il prezzo del gas, già alto, ha accelerato la corsa e la situazione rischia di aggravarsi per i danni al gasdotto Nord Stream.

E' di ieri la notizia che nel quarto trimestre i prezzi dell'energia elettrica per la famiglia tipo italiana in tutela aumenteranno del 59%.

"Serve una risposta immediata a livello europeo a sostegno di imprese e famiglie", ha dichiarato ieri Meloni, alla vigilia del vertice Ue sull'energia. "Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo".

VARIAZIONI "MAI VISTE"

Il centrodestra fin qui è apparso diviso sulla ricetta da adottare: se Meloni vuole evitare ulteriore debito, l'alleato Matteo Salvini ha invocato invece uno scostamento da 30 miliardi di euro per aiutare gli italiani a pagare le bollette.

La nota di aggiornamento al Def di mercoledì ha portato in dote al nuovo governo un tesoretto di 9-10 miliardi. Ma la stima della crescita per il prossimo anno è stata drasticamente ridotta a 0,6% dal precedente obiettivo di 2,4%, proprio a causa dell'impatto dei crescenti costi energetici.

"Variazioni mai viste", dice a Reuters Federico Polidoro, responsabile statistiche sui prezzi al consumo di Istat. "A settembre il prezzo al consumatore finale dell'energia elettrica è raddoppiato rispetto all'anno prima, e quello del gas ha registrato un +60% circa".

L'aumento degli energetici, spiega, sta avendo effetti sulle altre componenti del paniere, in particolare sugli alimentari che registrano incrementi ormai a due cifre, ma ora anche sui servizi.

Un'inflazione acquisita al 7,1%, "semplificando, in termini di potere d'acquisto significa che un lavoratore dipendente potrebbe perdere in media quasi lo stipendio di un mese quest'anno".

IMPATTO SU IMPRESE

Se le famiglie stringono la cinghia, le imprese non festeggiano. La bolletta di energia e gas per la manifattura è passata da 8 miliardi nel 2019 ai 57 miliardi di quest'anno - senza gli interventi del governo - e rischia di arrivare a 73 miliardi nel 2023, stima Confindustria.

Un report di Prometeia evidenzia che "il peso dei costi a carico delle aziende per energia elettrica e gas sul valore della produzione arriva al 2,4%, con punte vicino al 15% per alcuni comparti" contro un'incidenza media dell'1,1% nel 2019.

"In un contesto di debolezza della domanda, per le imprese diventa difficile trasmettere i costi sul prezzo finale, con il rischio di un deterioramento della loro profittabilità", spiega Loredana Federico, chief Italian economist di UniCredit.

L'Italia, ovviamente, non è da sola. Nella zona euro l'inflazione questo mese è salita al 10% zavorrando il morale di consumatori e imprese.

La Bce ha già alzato i tassi di 125 punti base portando la 'deposit facility' allo 0,75%, e appare determinata a proseguire nella stretta anche a costo di una recessione.

Chi ha margini di bilancio, come la Germania, si è già mosso. Berlino ha annunciato ulteriore debito per 22,5 miliardi di euro nel quarto trimestre rispetto a quanto era stato programmato, per far fronte ai costi della crisi.

Il governo Draghi lascia in eredità a chi gli subentra misure per circa 66 miliardi - in scadenza a novembre - per limitare l'impatto su famiglie e imprese del forte aumento dei prezzi dell'energia.

Istat segnala che senza questi interventi su accise e Iva l'indice armonizzato Ipca sarebbe circa un punto percentuale più alto, quindi già oltre il 10%.

(Antonella Cinelli, editing Stefano Bernabei)