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Italia, Istat conferma frenata crescita 3° trimestre, sfuma target governo

Un operaio a lavoro. REUTERS/Max Rossi (Reuters)

di Elvira Pollina MILANO, (Reuters) - Tra luglio e settembre l'economia italiana ha ridotto il debole ritmo di crescita segnato nella prima parte dell'anno, per effetto della flessione di esportazioni e investimenti, frutto del rallentamento della domanda mondiale, che il miglioramento della domanda interna non è riuscito a compensare. I dati definitivi forniti stamane da Istat hanno confermato una crescita congiunturale del prodotto interno lordo di +0,2% dopo +0,3% del secondo trimestre. Alla luce di tali numeri nel pomeriggio lo stesso premier Matteo Renzi è costretto ad ammettere che il Pil quest'anno potrebbe crescere di 0,8%, un decimo di punto in meno rispetto alla stima inserita nel Documento di economia e finanza, anche se non esclude la possibilità di centrare il target di 0,9%. "Che si chiuda a 0,8, 0,9 o 1, i dati sono ancora in movimento, comunque migliori delle previsioni di inizio anno" quando il target era +0,7%. Ma anche questa stima potrebbe peccare di ottimismo, secondo alcuni addetti ai lavori. "Per il momento confermo una previsione di crescita di 0,8% nel 2015, ma vedo qualche rischio verso il basso", avverte l'economista di Ing Paolo Pizzoli. Istat ha limato al ribasso il dato a perimetro annuo, che passa a +0,8% da +0,9%, dopo l'incremento di 0,6% mostrato tra aprile e giugno. La variazione acquisita del Pil per il 2015 è pari a +0,6%. "La speranza di un'economia italiana immune dalla frenata delle economie emergenti si è rivelata effimera", sottolinea Stefania Tomasini, economista di Prometeia. Le esportazioni hanno segnato una contrazione di 0,8% su base trimestrale e gli investimenti fissi lordi sono diminuiti di 0,4%. L'aumento del reddito disponibile, frutto della persistente debolezza dei prezzi del greggio e una maggiore rilassatezza dei conti pubblici, ha dato una spinta alla domanda interna, con i consumi finali nazionali in crescita di 0,4% su trimestre. In attesa di conoscere il giudizio di Bruxelles sulla richiesta di uno sconto sul percorso di rientro del disavanzo per spese relative alla sicurezza e alla cultura nel 2016 dopo gli attacchi di Parigi, il governo dovrà fare i conti con il rischio che la stime inserite nel Documento di economia e finanza si rivelino eccessivamente ottimistiche. A detta degli analisti, uno scostamento di un paio di decimi rispetto al target di crescita di quest'anno non dovrebbe avere effetti di rilievo sul rapporto deficit/Pil, mentre più complessa è la situazione relativa all'anno prossimo. "Obiettivamente la stima del governo per il 2016, ovvero +1,6%, rischia di essere troppo ottimistica. Ci sono gli spazi per fare meglio di quest'anno e di crescere più dell'1%, ma il quadro attuale non consente di andare troppo oltre", puntualizza Tomasini. Verosimilmente, dunque, stando così le cose, il deficit/Pil 2016 rischia di essere superiore al 2,4% prospettato dal governo se si considera anche lo 0,2% di scostamento aggiuntivo al vaglio dell'Ue. "Il deficit resterà sotto al 3%, ma non credo si vedrà una riduzione del debito/Pil. La situazione resterà sostanzialmente stabile", conclude Tomasini, ricordando come la prolungata fase di bassa inflazione non sia certamente d'aiuto. In base alle stime del governo, il debito dovrebbe scendere nel 2016 al 131,4% dal 132,8% di quest'anno. (hanno collaborato da Roma Antonella Cinelli e Giuseppe Fonte) Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia