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Italia, Pil mantiene ritmo crescita 0,2% in primo trimestre, resta divario con zona euro

Catena di montaggio alla Fiat di Cassino, foto del 24 novembre 2016. REUTERS/Tony Gentile (Reuters)

di Elvira Pollina e Valentina Consiglio MILANO/ROMA (Reuters) - Nonostante la frenata della produzione industriale, l'economia italiana nei primi tre mesi dell'anno ha mantenuto, come da attese, lo stesso moderato ritmo di crescita congiunturale dell'ultima parte del 2016, confermando il divario con la zona euro, che ha continua a procedere una velocità più che doppia rispetto a quella di Roma. I numeri preliminari diffusi stamane da Istat rispecchiano perfettamente le aspettative degli economisti interpellati da Reuters e fotografano una crescita congiunturale di 0,2% tra gennaio e marzo, come nel quarto trimestre, mentre a perimetro annuo l'espansione ha decelerato a 0,8% da +1% del trimestre precedente. Sono stati dunque scongiurati i timori di quanti, alla luce della pur marginale contrazione della produzione industriale nel trimestre, temevano che questa comportasse un rallentamento della dinamica congiunturale del Pil. In effetti, anticipa lo stesso Istat, che diffonderà lo spaccato delle componenti giovedì 1° giugno, l'industria ha offerto un contributo negativo, anche se, sottolinea Loredana Federico, economista di UniCredit, le indicazioni provenienti dalle indagini quantitative sin qui disponibili suggeriscono un'accelerazione dell'attività nel secondo trimestre, compatibile con un'acclerazione del ritmo di crescita del Pil a +0,4%. Come previsto, inoltre, anche l'export netto ha offerto un contributo negativo ma, sottolinea l'economista di Prometeia Stefania Tomasini, questo è più che altro imputabile "non ad una debolezza delle esportazioni, visto che il commercio estero sta andando piuttosto bene, quanto all'aumento delle importazioni, segnale che la domanda interna sta tenendo". La nota di Istat mette in evidenza anche un contributo positivo della domanda nazionale al lordo delle scorte e, dal lato dell'offerta, di un aumento del valore aggiunto dei servizi. "Ritengo che i consumi privati siano rimasti in modesta espansione e mi aspetto una marginale ripresa degli investimenti", spiega Federico, che ipotizza una tenuta della componente 'mezzi di trasporto', protagonista positiva degli ultimi due anni e un segnale positivo per quanto riguarda i macchinari, grazie anche ai primi effetti degli incentivi contenuti nell'ultima legge di Stabilità. NODI STRUTTURALI Nelle attese del governo, il Pil -- che ha incamerato dopo i primi tre mesi una variazione acquisita di +0,6% -- quest'anno dovrebbe mostrare una accelerazione a 1,1% dopo +0,9% con cui è stato archiviato il 2016. La Commissione europea si aspetta, invece, che il ritmo di crescita rimanga invariato mentre il Fondo monetario prevede una decelerazione di un decimo. Complessivamente, comunque, i previsori privati non ritengono che la crescita italiana possa superare la soglia di un punto quest'anno. Va anche inoltre sottolineato che -- archiviati i timori di una svolta anti-europeista in Francia -- i trimestri centrali dell'anno appaiono abbastanza tranquilli dal punto di vista del rischio politico. Al momento, infatti, non ci sono segnali di accelerazione verso un voto anticipato prima della scadenza naturale della legislatura nel 2018. "In questo contesto l'economia dell'Italia resta in una posizione un po' più fragile. Cresciamo a fatica per una serie di nodi strutturali e questo ci espone a potenziali shock in caso di eventi negativi, anche esterni", rimarca Tomasini. Il divario con la zona euro è reso plastico dalla stima preliminare fornita stamane da Eurostat: il Pil del blocco della valuta unica tra gennaio e marzo è cresciuto di 0,5% su trimestre e di 1,7% su anno. Il consolidamento della ripresa e la riduzione dei rischi al ribasso, complice anche la vittoria del centrista Emmanuel Macron alla presidenziali francesi, porteranno d'altra parte la Banca centrale europea a ridurre gradualmente le misure di stimolo monetario, che hanno contribuito a ridare fiato all'asfittica crescita italiana nell'ultimo biennio. Per Daniele Antonucci, economista di Morgan Stanley, comunque, anche il Pil italiano è destinato a beneficiare del rafforzamento del ciclo nella zona euro e ad accelerare nella seconda frazione d'anno, continuando però a sottoperformare i principali partner europei. "Ciò che più conta è che i fattori di debolezza di lungo termine, dall'elevato livello di debito pubblico, alla bassa crescita potenziale e alle sacche di fragilità nel sistema bancario, continuano ad essere vulnerabilità significative", conclude l'economista. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia