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Italia, Moody's: per rating fondamentali politiche riduzione debito

MILANO (Reuters) - Per la stabilizzazione del rating sovrano dell'Italia, è necessaria una "strategia credibile" di riduzione del debito pubblico, oltre che proseguire con le riforme strutturali.

Lo dice l'analista senior sui rating sovrani di Moody's Katrin Muehlbronner, intervenendo a Milano a una presentazione dell'agenzia di rating.

L'analista aggiunge che Moody's risolverà l'outlook negativo sull'Italia dopo le prossime elezioni politiche, entro l'anno, ma è "improbabile" che ciò avvenga nella prima data prevista dal calendario dei pronunciamenti dell'agenzia già il 16 marzo.

Moody's ha attualmente una valutazione sull'Italia 'Baa2', appena due gradini entro la soglia dell'investment grade, con outlook negativo, che fu tagliato da stabile a seguito del referendum costituzionale del dicembre 2016.

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Le prossime date in calendario per i pronunciamenti di Moody's sul rating sovrano italiano sono il 16 marzo e il 7 settembre.

"Credo che il 16 marzo sarà probabilmente troppo presto, è improbabile una decisione sull'outlook così ravvicinata alle elezioni, vogliamo vedere le proposte economiche che verranno fatte" spiega Muehlbronner. "Cercheremo di attenerci alle date del calendario, ma se ci sarà una buona ragione è possibile pronunciarsi anche in una data diversa".

L'analista parla comunque per l'Italia di rischio politico "basso", che non è più un elemento chiave per la valutazione il rating del paese.

"Abbiamo voluto aspettare le elezioni, perché quello che determinerà le nostre decisioni saranno le politiche che verranno effettivamente adottate, noi non facciamo valutazioni sulla base delle promesse in campagna elettorale" spiega.

Il rischio vero per il paese, sottolinea l'analista, è che il rapporto debito/Pil si stabilizzi sugli attuali livelli (132%) senza scendere pur in presenza di condizioni di crescita e tassi che in futuro difficilmente saranno così favorevoli.

Muehlbronner si è poi soffermata sulla situazione del settore bancario che ora, spiega "non vediamo più come fattore di grande rischio sistemico, come nel 2016".

"Secondo noi questo rischio sistemico è diminuito, anche se non significa che ora il settore bancario è un elemento di forza per il paese" conclude.

(Giulio Piovaccari)

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