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Ue e Bce chiedono a Renzi di ridurre il debito pubblico

di Giuseppe Fonte ROMA (Reuters) - Commissione e Banca centrale europea (Bce) rinnovano l'appello all'Italia perché riporti la dinamica del debito pubblico su un percorso discendente. La sollecitazione a rispettare gli impegni arriva il giorno dopo che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha illustrato un ambizioso piano di politica economica. Nel bollettino mensile Francoforte ricorda che l'esecutivo comunitario ha chiesto a Roma nuove misure "per assicurare l'osservanza del Patto di stabilità e crescita", cioè il pareggio di bilancio strutturale nel 2014 e progressi sufficienti verso il rispetto del criterio per il debito durante la fase di transizione prevista dal Fiscal compact. "Finora, tuttavia, non sono stati compiuti progressi tangibili", sottolinea la Bce. La Commissione condivide l'impegno del governo a ridurre il cuneo fiscale e a sbloccare il pagamento dei debiti dovuti dalle amministrazioni pubbliche alle aziende private; ricorda però che compito dell'Italia è rispettare i patti. Roma deve "garantire di essere in linea con la regola del debito", dice il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, attraverso il suo portavoce Simon O'Connor. La Bce è sulla stessa linea e giudica "importante effettuare i necessari interventi affinché siano soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo preventivo del Patto di stabilità e crescita, soprattutto per quanto riguarda la riconduzione del rapporto debito/Pil su un percorso discendente". Per ora la reazione del Tesoro è cauta: "Il bollettino della Bce ovviamente non è una risposta a Renzi, è una pubblicazione programmata e preparata da giorni. Quella di Rehn è invece una reazione alla strategia del governo". "Comunque la strategia del governo verrà discussa con tutte le istituzioni rilevanti, compresa naturalmente l'Europa", spiega una fonte di Via XX Settembre. Oltre a mantenere l'indebitamento netto entro il 3% del Pil, l'Italia deve ridurre il rapporto debito/Pil in media di 3,5 punti all'anno nel triennio al 2015, quando scatterà la prima verifica di Commissione e Consiglio europeo sul Fiscal compact. Chiedendo una correzione di 0,66 punti anziché di 0,1, come prevedono gli ultimi documenti ufficiali del Tesoro, la Commissione europea ha sancito che l'Italia è già ora fuori dal Fiscal compact. Matteo Renzi si mostra però di tutt'altro avviso. Il presidente del Consiglio non solo esclude una manovra correttiva, ma ieri ha annunciato di voler aumentare il deficit tendenziale, indicato al 2,6% del Pil nel 2014, potenzialmente fino al 3% (6,4 miliardi). Oltre a ridurre il cuneo fiscale di 10 miliardi su base annua (6,7 miliardi nel 2014), l'ex sindaco di Firenze ha promesso di sbloccare entro luglio tutti i 90-91 miliardi di debiti commerciali stimati da Bankitalia. L'Italia ha potuto iniziare a smaltire gli arretrati perché i governi Monti e Letta hanno ottenuto dall'Europa il permesso ad emettere più debito tra 2013 e 2014. Renzi vuole tornare su questa strada con l'avvio, da luglio, del semestre italiano di presidenza europea. "È sicuro che l'Italia chiederà di rinegoziare i tempi per la riduzione del debito" previsti dal Fiscal Compact, ha riferito ieri una fonte governativa. Al momento non ci sono conferme ufficiali. "Dobbiamo valutare nel contesto macroeconomico generale e, laddove ci siano scostamenti, dobbiamo ottenere l'approvazione del Parlamento e l'approvazione della Commissione europea: questo vale per le misure sui debiti ma vale anche per altre misure, compreso il taglio del cuneo", ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia