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Italia, più risparmiatori oggi ma crisi riduce di 1/3 classe media, dice studio

MILANO (Reuters) - La classe media italiana, che nel 2007 rappresentava il 57,1% del totale, oggi si è ridotta al 38,5% del campione rilevato dall'ultima "Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani" a cura del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, che proprio al ceto medio dedica una sezione monografica. Secondo lo studio, circa sette milioni di italiani, pari a tre milioni di famiglie, con la crisi hanno perso l'ancoraggio economico che li legava alla classe media (definita secondo i criteri Ocse come l'insieme dei percettori di un reddito compreso tra il 75% e il 125% del reddito mediano per classe di età di appartenenza). Se si allarga lo spettro del campione - 1.076 famiglie intervistate fra gennaio e febbraio 2015 - l'indagine rivela tuttavia una risalita al 43,7% del numero di famiglie che riescono a risparmiare dal 38,6% del 2012, apice della crisi. Tra i segnali di distensione emerge che la sicurezza come priorità nell'investimento, che coincide con la preferenza per l'obbligazionario, scende al 52% da oltre il 55%. Non è così per il ceto medio a cui, secondo lo studio, è ricondubile un flusso di risparmio annuale di 25 miliardi: il rendimento di breve periodo e la crescita del capitale vengono ancora per il ceto medio dopo la sicurezza e la liquidità. La classe media resta anche fuori dall'inversione di tendenza conosciuta dal risparmio gestito negli ultimi due anni, con l'aumento degli investitori al 12% dal 9%. Tra il 2007 e il 2015 questo ceto ha ridotto gli investimenti negli strumenti del risparmio gestito al 9% dal 17% a favore di una combinazione di liquidità e obbligazioni. "Il ceto medio non si sente sicuro, né per investire né per fare spese importanti", afferma lo studio, sottolineando che al mercato dei beni durevoli e delle abitazioni è mancata negli ultimi anni la domanda di un segmento di popolazione che è valutato tra i 23,5 e i 25 milioni di persone. "Per tornare ai numeri di un decennio fa, l'economia taliana dovrebbe crescere in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi", conclude una nota di sintesi dell'analisi citando l'esigenza di una "migliore qualità dei nuovi posti di lavoro creati e una distribuzione dello sviluppo che consideri maggiormente la classe media". Tornando al campione più generale, l'indagine mette in luce un aumento dell'attenzione ai rendimenti di lungo periodo e un nuovo atteggiamento verso la liquidità: il cash, considerato al primo posto da circa un terzo dei risparmiatori fino al 2011, viene ora valutato prioritario solo dal 13%. Quanto alla propensione al rischio il campione si normalizza rispetto agli atteggiamenti che avevano caratterizzato il pieno della crisi, con il 66% dei risparmiatori che si dichiara poco incline a rischiare e il 43,9% che si posiziona nella fascia in assoluto più bassa della propensione al rischio. "Un indizio di distensione è l'allungamento dell'orizzonte temporale degli investimenti: quello ideale supera i tre anni per il 37% del campione", sottolinea lo studio. La ricerca di rendimento, infine, che aveva perso terreno nel 2013 e 2014, torna alla ribalta nel corso del 2015.